Letta: ora o mai più,  la Ue può ripartire  da politica e diritti

Letta: ora o mai più, la Ue può ripartire da politica e diritti

Angelo Picariello, Avvenire, 15 marzo 2017

Enrico Letta sente di aver scelto la trincea giusta, l’Europa. Fu un’uscita traumatica dalla politica, la sua, ormai tre anni fa, dopo quasi un anno a Palazzo Chigi, un passaggio politico segnato da un ben noto #hashtag che lo invitava a stare sereno e un passaggio di campanella fra i più freddi che la storia della Repubblica ricordi.

Ma l’Europa non fu un ripiego per l’ex premier cresciuto alla corte di Nino Andreatta. E, dimessosi da deputato per andare a formare una nuova classe dirigente europea a Parigi, Letta ora sente di avere qualcosa da raccontare, qualche riflessione da consegnare – ora o mai più – in particolare ai giovani, in questi mesi in cui il processo di integrazione rischia davvero di implodere. Contro venti e maree. Idee sull’Europa e sull’Italia, da domani in libreria per il Mulino è una riflessione sulle sfide che abbiamo davanti, «il cui impatto sull’Italia e sull’Europa è a mio avviso associabile al 1989», anno della caduta del Muro. In una temperie che vede l’Europa alle prese con quattro emergenze «crisi economica, crisi dei migranti, crisi del terrorismo e crisi del Brexit», è un invito a non rifugiarsi nella «crescente malafede nell’uso strumentale del concetto di po pulismo». Perché, «per quanto scioccanti», eventi come la Brexit e la vittoria del protezionista Trump, «possono aprire per l’Europa nuove e persino affascinanti opportunità». Ma non c’è tempo da perdere, ed è bene «che l’Italia sia in prima fila contro i nazionalismi risorgenti e protagonista nella costruzione di una nuova Unione, più calda e vicina ai cittadini».

La storia, naturalmente, cammina sulle gambe degli uomini. Nessuno può sapere oggi se quella europea sarà – senza nuovi scossoni elettorali in Olanda, Francia e Germania – una storia a lieto fine, ma Letta ci scommette e già indica il “campione” di questa partita in pieno svolgimento nell’italiano Mario Draghi. E già. Perché a furia di dire che “lo vuole l’Europa” ci ritroviamo a non aver mai avuto tanta Italia al vertice della Ue. Al presidente della Bce e all’alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini si è di recente aggiunto il presidente del Parlamento Antonio Tajani.

Ma è per Draghi che Letta spende parole importanti: «Nel momento in cui le banche rappresentano tutto quello che fomenta la rabbia dei cittadini, come quando si sventola il drappo rosso davanti al toro, ha trasformato la Banca centrale in un’istituzione non solo accettata ma anche considerata l’unica che abbia saputo agire contro la crisi finanziaria, e ne ha fatto un punto di riferimento per le aziende, la punta di diamante del federalismo europeo». Nota invece, come «l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, guadagna voti criticando Merkel, e lo fa volentieri». Ma non è un attacco a lui, o solo a lui. La considera una comprensibile reazione al fatto che i tedeschi «non hanno voluto intraprendere altre integrazioni oltre a quella della moneta». Intanto la crisi del 2008 ha accentuato il divario tra Europa del Sud e Germania. «Mentre oltre Reno la disoccupazione è diminuita del 39 per cento dal 2007 a oggi, è aumentata di oltre il 36 per cento in Francia e del 98 in Italia», praticamente raddoppiata.

Tuttavia, ammonisce Letta «nessuno può fare l’Europa da solo: altrimenti sarebbe una dittatura. L’Europa significa incontrare gli altri, vivere con gli altri, ascoltarli». Ora, l’avvento di Trump alla casa Bianca, e gli esiti della Brexit, impongono all’Europa di «diventare adulta». Si crea, paradossalmente, la possibilità, di «cambiare radicalmente l’approccio nei suoi confronti, imparare a dire la nostra sulle grandi questioni, in autonomia. Senza farci dettare l’agenda». A partire dalla sicurezza, tema su cui l’esigenza di rafforzare la collaborazione è sotto gli occhi di tutti, per finire all’immigrazione.

La ricetta che Letta suggerisce, indicando 5 piste da seguire, è in linea con le proposte italiane di armonizzare le politiche di accoglienza e il cambiare delle regole che impongono di avanzare la richiesta di asilo nel Paese di arrivo. Ma Letta considera una «buona idea» anche finanziare con gli eurobond un’opera imponente e necessaria di integrazione. Avanza, infine alcune proposte a sostegno dell’integrazione. Un’unica circoscrizione europea, di modo che si votino le persone capaci di pensare europeo, e che ogni cittadino possa scegliere fra candidati di ogni nazionalità. Inoltre il Parlamento, eletto dai cittadini, dovrebbe avere poteri di iniziativa legislativa, attualmente tutti in capo alla Commissione.

Occorre, insomma un’opera di “debruxellizzazione” della politica europea, auspica Letta. Che formula una serie di idee concrete per avvicinare l’Europa ai suoi popoli, dalla ricerca, alle ristrutturazioni aziendali, prevedendo anche un’indennità europea di disoccupazione. Sul banco degli imputati resta sempre l’euro, «costruito per funzionare in periodi di vacche grasse, non di vacche magre. Era pronto per l’estate, non per l’inverno». Tuttavia, «grazie alla scelta di essere in Europa, di aver voluto l’euro e di aver voluto l’Italia nell’euro fin dall’inizio, oggi siamo ancora a galla».