Letta-Rajoy, fronte comune per crescita e occupazione

Letta-Rajoy, fronte comune per crescita e occupazione

Alla Moncloa incontro tra Enrico Letta e Mariano RajoyRenato Pezzini – Il Messaggero, 7 maggio 2013

Per un giorno niente Imu e niente legge elettorale. Enrico Letta parla di Europa e disoccupazione, vola a Madrid per incontrare il collega spagnolo Mariano Rajoy, lancia segnali distensivi alla Germania «con cui sarebbe sbagliato impostare un incontro come se fosse una finale di Champions League», sostiene che la riuscita dell’Italia dipende dalla riuscita dell’Ue, e si schiera al fianco di Mario Draghi: «Ciò che sta facendo è giusto, e noi lo sosteniamo in pieno». E infine promette: «Al vertice di giugno l’Italia uscirà dalla procedura di deficit eccessivo».

GLI SCOLARI DISCOLI
Più che a Roma, il premier italiano sembra guardare a Bruxelles in questo inizio di cammino governativo. Prima il faccia a faccia con Angela Merkel, poi con Hollande e il belga Di Rupo. Adesso Rajoy, a cui per ragioni di economia interna e di buone intenzioni si sente assai vicino: «Vogliamo che nessuno possa definirci scolari discoli». I due parlano un’ora, poi insieme annunciano: «Al vertice europeo di giugno proporremo che il tema della disoccupazione giovanile diventi la questione centrale». E a tale proposito annuncia una task force comune. I numeri, non solo quelli italiani, sono allarmanti per tutti. Il capo del governo li sintetizza così: «Non è possibile che i leader politici dell’Unione arrivino a considerare un fatto normale che un giovane su tre o peggio ancora un giovane su due siano senza lavoro». E per non farlo diventare un fatto normale «c’è bisogno che la lotta alla disoccupazione diventi l’ossessione principale dell’Europa». Cominciando da subito, cioè dal vertice dei primi ministri in calendario il mese prossimo.
Non sarà un vertice facile, le rigidità della Germania sono uno spauracchio, il timore che le «politiche per la ripresa» si possano trasformare in uno sbilanciamento dei conti è diffuso: «Ma la Germania può capire e capirà» dice Letta «che lo sforzo per favorire crescita e occupazione non è a beneficio di qualche singolo Stato, ma di tutta l’Europa, e quindi anche di Berlino». Eccesso di ottimismo? Lui assicura di no: «Perché non dobbiamo immaginare il vertice come un match contro la Germania, ma come un confronto per crescere insieme».

A quel confronto dice di volersi presentare con i conti a posto: «L’Italia conta di arrivarci con il risultato di uscita dalla procedura di deficit eccessivo». Sperando che possa rendere più autorevole la propria voce e le proprie proposte. Che non riguardano solo l’occupazione, ma anche le politiche finanziarie: «Bisogna accelerare il processo verso l’unione bancaria, le banche devono prestare denaro per favorire la ripresa. Siamo in un mercato comune, se la domanda non cresce ovunque, nessuno è in grado di salvarsi da solo».

LA MATRIGNA CATTIVA
Anche perché incombe il pericolo di un’ondata antieuropeista (il prossimo anno si vota per il parlamento di Bruxelles) e perché qualcuno paventa il pericolo di un’esplosione di violenza davanti al perdurare della crisi: «Ma se la Ue sarà in grado di dare risposte rapide e non burocratiche, se non apparirà agli occhi dei cittadini solo come una matrigna cattiva che porta notizie cattive, ma che porta calore e risposte, allora problemi di ordine pubblico non ce ne saranno».

La ripresa al primo posto dunque. E con ogni mezzo a diposizione, compreso l’Expo 2015 di Milano. Perché nel tour di Letta, prima di Madrid c’è una capatina nel capoluogo lombardo: «Per noi l’esposizione universale milanese è una priorità. Anche perché il suo successo servirà a valutare la riuscita di questo governo». Che dovrà anche dimostrarsi capace di tenere le organizzazione mafiose lontane dagli appalti: «Ma faremo una vigilanza, doppia, tripla, quadrupla. Saremo duri e inflessibili contro i tentativi di infiltrazione».