Letta: «Servono nuovi partiti con al centro l’idea di un’Italia europeista»

Letta: «Servono nuovi partiti con al centro l’idea di un’Italia europeista»

Intervista di Monica Guerzoni a Enrico Letta, Corriere della Sera, 24 gennaio 2019

«Non ho intenzione di candidarmi alle Europee».

È appena tornato e già si tira fuori dalla mischia? «No, al momento sto facendo politica in altro modo – guarda avanti l’ex premier Enrico Letta – Ho creato una scuola di politiche che è già al quarto anno. Tra i 400 ragazzi che si sono formati io vedo la nuova classe dirigente potenziale».

Ma il centrosinistra, come ha detto Prodi, ha bisogno di un leader e di un progetto subito. Davvero lei non ci pensa? «Io oggi non sono dentro una dinamica di questo genere, sto dando il mio contributo in modo diverso. Ho appena scritto un libro, che è anche un instabook, Ho imparato, in cui evito la trappola di dire subito qual è la soluzione. Il centrosinistra è un campo di Agramante, terra bruciata. Bisogna ricostruire, senza ritorni all’indietro. Non si sono ancora fatti i conti con la sconfitta e, se si pensa che sia colpa degli elettori che non ci hanno capito, non si ricostruirà nulla di vincente».

Da dove ripartire, allora? «Conosco decine di persone che hanno votato M5S senza essere populisti o antieuropeisti. Bisogna ripartire da lì e rendere profonda questa autocritica. Davvero pensiamo che il referendum del 4 dicembre 2016 e le Politiche del 4 marzo siano stati due momenti di stupidità collettiva? Pensiamo che ora gli elettori rinsaviranno e ci richiameranno? Non accadrà. Servono schemi nuovi, facce nuove».

L’ex ministro Calenda ha raccolto 120 mila adesioni al suo Fronte Repubblicano. Perché lei lo critica? «Il protagonismo di Calenda è utile e positivo, c’è voglia di unità in giro. Però il vero guaio del nostro Paese è stata la saldatura tra M5S e Lega e una narrazione élite contro il popolo, antipopulisti contro i populisti, rischia di rafforzarli. Io ho voluto mettere in guardia Calenda da questo rischio forte».

Sottoscriverà il suo manifesto, o no? «Ora mi sembra si sia reso conto del rischio e che i suoi ragionamenti stiano evolvendo. Vediamo come va a finire. Tutto ciò che avviene a partire dal congresso del Pd e anche quel che si muove attorno a Calenda spero diano vita a nuovi progetti, movimenti e partiti politici che abbiano al centro l’idea di una Italia europeista e aperta. Ma prima serve un passaggio purificatore attraverso i contenuti».

Alle primarie sceglierà Zingaretti o Martina? «Da anni non sono più iscritto al Pd. È un congresso importante, lo seguo con attenzione e simpatia e al momento opportuno deciderò se votare e per chi».

Salvini ha paura di schiantarsi. Farà la fine di Renzi? «Ci sono tutte le condizioni. Nel capitolo “Vaffa, ruspa e rottamazione”, che i renziani hanno criticato per lesa maestà, parlo della politica basata sull’asfaltare e delegittimare l’avversario».

La preoccupa il tentativo del governo di «asfaltare» la Francia? «Si usa la politica estera per creare dei nemici contro i quali picchiare per prendere qualche voto a casa. Ma non si rendono conto che l’effetto sarà l’isolamento dell’Italia».

Prodi ci vede una superficiale brutalità, e lei? «Ha ragione Prodi. Quando il nostro Paese non era isolato è riuscito a ottenere la presidenza della Bce con Mario Draghi, le cui politiche monetarie espansive hanno salvato l’Italia. Lega e M5S invece fanno di tutto per isolarsi. È una gara a chi la spara più grossa, sulla pelle del Paese. La Germania che potrebbe uscire dalla missione Sophia è il simbolo di una politica migratoria fallimentare, in cui Salvini si fa forte dei numeri ridotti di sbarchi e afflussi. Ma questi numeri non sono merito suo, sono frutto della mutata situazione internazionale. Il mio atto d’accusa è che Salvini non vuole risolvere la crisi migratoria, vuole aggravarla».

È un’accusa forte. «In campagna elettorale vedremo ancora immagini tristi come i migranti respinti dal Cara di Castelnuovo di Porto. Benché la crisi non sia tale, perché non ci sono più i picchi del 2015 e 2016, vogliono fare campagna sulle spalle dei poveracci. Una cosa disgustosa, che non c’entra con il dna italiano. Salvini non ha mai ragionato di soluzioni. Più c’è il caos sulle migrazioni, più lui lucra sulle paure. Deve tenere in piedi questo circo per dare la colpa di tutto ai migranti, ai neri, alle Ong».

Lei cosa farebbe? «La mia proposta è un “super Mario Draghi” per le migrazioni, cui affidare pieni poteri a livello europeo, come fu fatto per la moneta unica».

Per Conte il nostro debito pubblico è colpa dell’euro. «La verità storica è un’altra. Il nostro debito pubblico è figlio della lira e si è fermato grazie all’euro. Io spero che il premier si assuma la responsabilità di stoppare questa escalation di follia».

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Folli le mosse di Salvini e Di Maio in politica estera? «Un nemico dopo l’altro. La Germania, la Francia, Macron, la Commissione Ue… Tanti nemici tanto onore? Non è così».

Perché non li sfida? «Non mi candido. E anche se può sembrare strano, penso che l’alternativa si costruisca partendo da una proposta sull’Italia, non sull’Europa».

La sua proposta? «La grande forza del centrosinistra è stata l’essere ancorato all’idea di Italia. Non dobbiamo regalare a Salvini e Di Maio la paternità della parola Italia, come se loro fossero i rappresentanti del popolo, i sovranisti italiani e noi gli europeisti. L’alternativa deve partire dall’idea che l’Italia non è quel Paese chiuso e autarchico che sta purtroppo emergendo».