Letta sfida il Cav: «Andiamo alle urne e Bersani vincerà»

Letta sfida il Cav: «Andiamo alle urne e Bersani vincerà»

Intervista di Enrico rilasciata  al Piccolo di Trieste, pubblicata domenica 10 aprile

Il vicesegretario nazionale del Pd chiede il voto anticipato: «Il governo non sta governando da mesi. Noi siamo pronti» La coalizione anti-premier In sette giorni potremmo chiudere sia le liste che i candidati Le alleanze saranno le più ampie possibili Il Fli? Ne discuteremo LA CREDIBILITÀ A PICCO Il prestigio internazionale di Berlusconi è sotto zero Il caso Lampedusa dimostra che nessuno vuole più accordi con lui.

TRIESTE «Silvio Berlusconi pensa di vincere le amministrative? Se è così sicuro, si dimetta e costruisca le condizioni per le elezioni politiche». Enrico Letta scopre le carte. Senza titubanze. Si dice sicuro che «in una settimana» il Pd riuscirebbe a mettere a punto alleanze, candidato premier e liste. E poi vincerebbe. Nel giorno in cui Silvio Berlusconi ritorna a Lampedusa dopo aver esternato sui suoi cavalli di battaglia, il vicesegretario del Pd ribatte punto su punto. In particolare sul voto di primavera. Berlusconi dice che vincerà le elezioni, come fa dal 2008 in poi. Previsione realistica? Se fosse così sicuro, forzerebbe le elezioni politiche anticipate. Se non lo fa, è perché non è sicuro. Secondo lei si dovrebbe andare al voto anticipato? C’è un governo che non sta più governando da molti mesi, che non riesce più a portare in parlamento alcun provvedimento se non quelli che interessano direttamente Berlusconi, che ha determinato una evidente situazione di stallo. Logica vorrebbe che si andasse a elezioni. Se si andasse, saremmo pronti. Il Pd pronto? Il Pd prontissimo. In una settimana saremmo in grado di schierare un candidato sostenuto da una coalizione compatta e presenteremmo le liste. Dopo di che, vinceremmo le elezioni. Con quale leader? Il nostro candidato premier è il segretario Bersani. Ci sarebbero primarie di coalizione? Decideremo al momento. Chi sarebbero gli alleati? Lo abbiamo sostenuto fin dall’inizio: l’alleanza dovrà essere la più ampia possibile. Fino a coinvolgere il Fli? Ci ragioneremo. Ma il Pd, al di là della disponibilità al voto, è in buona salute? Dopo tanto tempo i sondaggi ci confortano. Il Pd è in salute e in ripresa. È pure unito? Ha ritrovato unità. Alcuni problemi rimangono, ma la situazione è decisamente migliorata. Anche per merito dei “rottamatori”? Ogni sollecitazione è utile. La realtà, per adesso, è quella di Berlusconi che esterna e che racconta barzellette. Che segnale è per il Paese? Il problema più rilevante di questa vicenda è il drammatico isolamento internazionale dell’Italia. Nessuno vuole fare accordi con Berlusconi, nessuno pensa ad assi con il nostro Paese. Le ripercussioni sono pesanti perché perdiamo di credibilità. Quella di Berlusconi è già sotto zero. Il premier è tornato a Lampedusa e parla di «isola svuotata». Come ha gestito la vicenda profughi? Lo dicono i fatti: male. Non si tratta di uno tsunami, come sono stati altri casi umani della storia, penso all’Albania e all’immigrazione turca in Germania. Il ministro Maroni aveva parlato di 500mila profughi, siamo a una cifra infinitesima rispetto a quella previsione. Quali le mancanze del governo? Una gestione populista della situazione, in cui nessuno si vuole assumere responsabilità e tutti scaricano le colpe sugli altri. Vale a dire su Germania, Francia, Europa. Qui, evidentemente, non ci sono colpe, ma ciascuno dovrebbe fare la sua parte. In Italia non lo si fa. Come possiamo pretendere che altri Paesi ci aiutino se i primi a non voler dare una mano sono i governatori leghisti delle regioni del Nord? Dopo anni di antieuropeismo vedere Berlusconi e la Lega chiedere disperatamente aiuto all’Europa dà molto da pensare. Ma sulla Lega c’è altro da dire. Prego. Impossibile immaginare che le cose funzionino se le posizioni molto populiste di Maroni vengono poi criticate dalla base leghista perché ritenute troppo responsabili. Tutto questo mentre l’Europa ci isola sostenendo legittimamente che dovremmo applicare la direttiva comunitaria 55. Se usiamo invece la Bossi-Fini, sono problemi nostri. In questo caso mi pare che sia stata Angela Merkel a fare cucù a Berlusconi. Anche il governatore Renzo Tondo ha sostenuto che gli immigrati dovrebbero essere accolte nelle regioni che non hanno centri di accoglienza. Quando la logica è il populismo del governo centrale, difficile attendersi responsabilità dagli enti locali. Tra i temi sempre cari a Berlusconi, la giustizia. In agenda c’è la prescrizione breve. Altro passaggio profondamente sbagliato, contrario a ogni convenzione internazionale in cui si indica la necessità di processi più brevi ma prescrizioni più lunghe sui reati della criminalità economica e contro la pubblica amministrazione. Siamo alla solita legge ad personam, per quella sola persona che deve sfuggire al processo Mills. Solo che poi le conseguenze le pagheranno tutti i cittadini, parti lese in processi che finiranno con il saltare per un provvedimento pro Berlusconi. Ancora Berlusconi, a proposito del Lodo Mondadori, parla di «rapina a mano armata». Il linguaggio di Berlusconi supera al solito tutti i limiti. Si può permettere di dire tutto, ma sarebbe bene che si sanzionasse chi, in politica, usa questi termini.