Manterremo gli impegni con Bruxelles

Manterremo gli impegni con Bruxelles

Letta e BarrosoGerardo Pelosi, Il Sole 24 Ore, 3 maggio 2013

Davanti al cappuccino e ai cornetti offerti dal presidente della Commissione, José Manuel Barroso a Palazzo Berlaymont, il premier italiano, Enrico Letta, ha concluso ieri mattina la sua prima missione all’estero offrendo il meglio del repertorio da europeista doc.

Ha garantito che il suo Governo non chiederà proroghe sugli obiettivi di bilancio e «manterrà gli impegni già presi con Bruxelles» presentando nelle prossime settimane idee dettagliate su «come restare dentro questi impegni». Nessun cenno a come finanziare Imu e Iva le cui proposte verranno concordate nella maggioranza.

Ma Letta ha fatto più volte riferimento a quello che rappresenta un vero “incubo” per l’Italia, ed ossia l’inaccettabile livello di disoccupazione giovanile confessando che il suo vero “mantra” è sviluppo e crescita da perseguire con la stessa determinazione usata per il rigore dei conti.

Oggi il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, renderà note le previsioni di primavera. Solo così sapremo se l’austerità imposta da Monti e il risanamento dei conti italiani sarà considerato durevole anche per il 2013 e 2014 tanto da consentirci di uscire dalla procedura per deficit eccessivo,
decisione attesa per il 29 maggio e che poi dovrà essere ratificata dall’Ecofin. Tutto, compreso l’utilizzo di nuove risorse (come ha spiegato ieri in Parlamento il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni) è
ora legato proprio all’uscita da quella procedura.
Barroso è apparso tuttavia soddisfatto del colloquio con Letta e ha detto di nutrire «piena fiducia che il nuovo Governo finanzierà le nuove misure per la crescita in modo credibile rispettando il parametro del 3% del deficit». Il presidente della Commissione ha spiegato che Letta ha offerto una «valutazione
onesta e leale» della situazione economica italiana dimostrando «grande senso di responsabilità».
Durante il colloquio si è parlato della preparazione dei prossimi vertici europei, quello del 22 maggio
sull’energia (ma anche su taxation e lotta ai paradisi fiscali) e quello del 28 e 29 giugno su occupazione
e sviluppo. In particolare questo secondo vertice dovrà rappresentare, per Letta, un punto di svolta e offrire ai cittadini europei segnali concreti sul fatto che il pacchetto sulla crescita si sta per realizzare.
Anche Barroso ha confermato che la lotta alla disoccupazione giovanile sarà il tema centrale nel vertice di giugno annunciando nuovi investimenti ad hoc nel bilancio rettificato Ue del 2013.

Pieno accordo tra Letta e Barroso anche sull’attuazione dell’unione bancaria. Ma qui si contrappongono ancora posizioni diverse. Se la sorveglianza unica e la garanzia sui depositi bancari non creano grandi problemi, sul meccanismo unico di soluzione delle crisi esiste una posizione contraria dei tedeschi
nella parte in cui si prevede un fondo sul sistema bancario finanziato dai vari Stati membri.
Nella serata del 1° maggio il premier italiano, sempre a Bruxelles, dopo l’incontro all’Eliseo con il presidente francese François Hollande, ha avuto un colloquio anche con il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy. Quest’ultimo ha ringraziato Letta per la sua approfondita agenda europea e per il suo fermo impegno a «lavorare strettamente con le istituzioni europee e con i membri del Consiglio europeo per promuovere progressi rapidi e concreti per il completamento dell’Unione economica
e monetaria».

Letta è ripartito da Bruxelles più ottimista rilevando che il terreno è ora «ben arato e preparato».
Occorre solo seminare e aspettare di cogliere con pazienza i frutti. Del resto, ha spiegato, «sono venuto qui a Bruxelles a dire che il Governo farà la sua parte con le riforme, con la credibilità che la politica deve ritrovare, con la serietà di dire poche cose, ma quelle poche però le deve fare». Allo stesso tempo
per Letta bisogna che «l’Europa sia vista come portatrice di risposte positive, di comprensione della fatica sociale che si sta vivendo; senza Europa l’Italia non ce la può fare».