Nessun passo indietro sull’agenda Monti.  Grande coalizione? Si decide dopo il voto.

Nessun passo indietro sull’agenda Monti. Grande coalizione? Si decide dopo il voto.

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Monica Guerzoni. Corriere della Sera, 3 ottobre 2012

«Con queste premesse il nostro comune viaggio rischia di non cominciare nemmeno. Vendola sappia che il Pd non farà nessun passo indietro rispetto alle riforme di Monti, perché sarebbe un errore drammatico».
Promessa impegnativa, vicesegretario Enrico Letta. Come farete a non spaccare il partito tra chi lavora per un bis di Monti e chi vorrebbe bruciare la sua agenda?
«Faremo in modo che nella prossima legislatura ci sia una conferma rigorosa dell’agenda Monti più due “s”, speranza e sociale, perché solo così può ripartire la crescita. E voglio rivendicare il fatto che in questi mesi il bastone tra le ruote del governo lo ha messo il Pdl, non il Pd. Noi siamo quelli che hanno aiutato a trovare le soluzioni, tanto che sull’anticorruzione io chiedo al governo di andare avanti e di porre la fiducia».

Bersani ha preso distanze dal Monti bis e ha definito il governissimo una «coltellata» al Paese.
«Nella prossima legislatura non possiamo governare con un patto politico con Berlusconi. Ha distrutto il lavoro di Alfano per rendere il Pdl un normale partito conservatore europeo e l’ha fatto tornare alla logica di Arcore, per noi inaccettabile».

Come pensate di tenere unite la sinistra bersaniana e l’area montiana?
«Ma il Paese ha bisogno di Monti e Bersani, insieme e non alternativi tra di loro. La chiarezza l’ha fatta Monti stesso, confermando di non candidarsi alle elezioni e di non voler diventare un leader di parte. Quindi non vedo perché dovremo dividerci tra noi. Potremmo dire che tutto il Pd è montiano».

Bersani lo vedrebbe meglio al Quirinale. E lei?
«Io non escludo nulla, il risultato è nelle mani degli elettori. Monti ha detto ai mercati, ai governi stranieri e agli italiani che non tornerà alla Bocconi e sarà un protagonista della prossima legislatura. E noi lavoreremo in quella direzione».

Molti pensano che Casini, Fini e Montezemolo lo stiano strumentalizzando. Condivide?
«Fanno la loro parte, non mi sento di criticarli. Con la sua saggezza Monti non si è fatto trascinare dentro l’agone politico. Le elezioni devono esprimere un governo legittimato dal voto, oltre che dal consenso del Parlamento. E l’idea che la prossima legislatura veda l’establishment politico a sostegno di Monti, contro il resto del mondo, è sbagliata. Sarebbe il miglior regalo a Grillo».

Come si batte l’antipolitica?
«Cambiando la legge elettorale, come chiede Napolitano, tagliando i costi della politica e con un confronto tra centrosinistra e centrodestra. Se facessimo la grande ammucchiata Grillo avrebbe un’autostrada spianata, sarebbe una scelta esiziale per l’Italia».

E se dalle urne non esce una maggioranza solida?

«Il giorno dopo valuteremo il risultato che gli elettori ci avranno consegnato. Se tra Bersani e Berlusconi gli italiani non scelgono bisognerà trovare una soluzione. In Germania nessuno si candida per la grande coalizione, dopodiché tutti sanno che lì, se non c’è la maggioranza, si fa la grande coalizione. Ma solo dopo aver ascoltato gli elettori. A me piacerebbe che funzionasse così anche in Italia».

Tra Bersani e Casini è scontro su Vendola e la futura alleanza rischia di restringersi.

«La frammentazione e il proliferare di liste stanno polverizzando il sistema politico. Lo sforzo principale di Bersani deve essere quello di unire, un Pd che riesce a comporre le distinzioni al suo interno è un bene per tutto il sistema politico. Anche per questo chiedo a Penati un gesto di generosità. Le dimissioni sarebbero cosa saggia, altrimenti l’inchiesta in cui è coinvolto verrà usata dalla destra contro Bersani, con danni evidenti al leader e al partito».

Fioroni denuncia il rischio di una scissione e chiede un congresso straordinario.
«Io penso invece che dobbiamo tenere unito il Pd. Se tutti lavoriamo per l’interesse generale, se facciamo primarie aperte e rispettiamo il risultato il Pd sarà il baricentro della prossima legislatura. L’assemblea di sabato è importante».

Matteo Renzi ha già detto che non verrà.
«Spero che ci ripensi, farebbe un errore a non partecipare. Renzi può svolgere un suo ruolo da protagonista. Hillary Clinton dopo il duello con Obama è rimasta nella squadra e io spero che sia questo il clima».

Se vince, che ne sarà del Pd?
«Se vince Renzi sarà lui il candidato per Palazzo Chigi ed è ovvio che le conseguenze andranno gestite. Le primarie sono così».

E lei, per chi vota? La dipingono in avvicinamento a Renzi…
«In questa polverizzazione politica il centrosinistra ha bisogno di un leader che unisce, di un leader che mette la sua competenza e il suo impegno a costruire alleanze politiche e sociali. Bersani ha queste caratteristiche e lo sostengo».

Se sabato in assemblea Bersani non avrà i voti per far approvare le regole delle primarie, dovrà dimettersi?
«L’assemblea è cosa complessa, perché abbiamo uno Statuto rigoroso e un po’ cervellotico. Bisogna che tutti ci mettano buon senso. L’emergenza italiana non è finita e lo sfascio non serve a nessuno».