Niente paragoni con Ingroia. Dopo il voto patto con Monti

Niente paragoni con Ingroia. Dopo il voto patto con Monti

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Teresa Bartoli, pubblicata su Il Mattino, venerdì 28 dicembre

Il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, rifiuta come «fuori luogo» ogni parallelo tra la candidatura di Piero Grasso e la vicenda di Antonio Ingroia: Ingroia, dice, ha fatto un «uso strumentale insopportabile» di una inchiesta per sfruttarne la popolarità in chiave elettorale, Grasso «ha lavorato sino all’ultimo giorno senza cercare visibilità» ed oggi «è del tutto naturale che il suo impegno venga traslato nell’impegno parlamentare». La candidatura del procuratore nazionale antimafia è «solo il primo segnale» dell’impegno contro l’illegalità. Una delle bandiere della campagna elettorale nella quale il Pd avrà in Monti «un concorrente» mentre «l’avversario è Berlusconi».

Monti non sarà super partes ma parte contro il Pd. Siete delusi, preoccupati?
«Siamo sereni e molto determinati perché convinti della nostra forza. Siamo convinti – a maggior ragione dopo i primi passi della lista, delle liste che ruoteranno attorno a Monti che il nostro è l’unico grande progetto popolare che oggi si presenti alle elezioni. Popolare perché radicato su un partito che fa dell’interclassismo, della partecipazione, del radicamento sociale e territoriale la sua forza. Ciò sarà ancor più chiaro domani – quando si voterà, tra l’altro, anche in Campania – e domenica con le primarie, il cui primo grande successo sarà portare in Parlamento un numero grandissimo di donne. Siamo l’unico partito che mette i cittadini in grado di contare».

Secondo il Pdl Monti ha «tradito la parola data» ai partiti quando accettò un impegno di governo super partes. Condivide?
«Monti ha fatto la sua scelta dopo le dimissioni e lo scioglimento delle Camere. L’avesse fatto prima sarebbe stato sicuramente discutibile. Vedremo le prossime settimane cosa accadrà. Ma noi saremo concorrenti di Monti, questo è chiaro: concorrenti di Monti mentre il nostro avversario è Berlusconi».

Lei dice che il Pd è l’unica forza popolare ed interclassista. Secondo Pietro Ichino, invece, l’agenda Monti su diversi punti è «più a sinistra di quella di Bersani». Non è così?
«Guardi, ho stima di Ichino e delle sue idee ma francamente ho perso il filo del suo ragionamento: quando leggo che lascia il Pd per andare con Monti e che lo fa perché è Monti che ha sposato le sue tesi, mi vengono in mente Galilei e Tolomeo».

All’opposto, Vendola chiede discontinuità rispetto alle politiche di Monti. Cosa sarà per voi l’agenda del professore? Una spina nel fianco, uno stimolo?
«Si tratta di contenuti che in parte condividiamo ed in parte divergono dalle nostre tesi. Ma il punto chiave è che il nostro progetto è stato timbrato da tre milioni e centomila italiani, scritto con le loro gambe e le loro mani, il mix giusto tra idee, comportamenti, passioni. Quando parlo di politica popolare intendo questo, un fatto concreto, più importante di qualunque agenda. Ed ecco perché non ho, non abbiamo nessun timore che la o le liste Monti possano toglierci voti o spazio politico. Oltretutto, ripeto, su alcuni punti ci sono chiare convergenze».

Un esempio? «Monti nella sua conferenza stampa ha fatto riferimento alle politiche contro l’illegalità proponendo tre temi: aumento dei tempi di prescrizione, reintroduzione del falso in bilancio ed autoricicla; :io. Sono esattamente i tre capisaldi del progetto anticorruzione che il Pd ha presentato in Parlamento e che è stato bloccato dal Pdl. La lotta contro l’illegalità sarà la nostra prima grande bandiera soprattutto in quelle regioni dove l’illegalità è causa di arretratezza economica e civile. Una bandiera in nome della quale Bersani ha dato un primo grande segnale annunciando la candidatura del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Solo un primo segnale perché altri ne arriveranno nei prossimi giorni sia sui contenuti sia nelle candidature».

Programmi e candidature, vista la legge elettorale che può determinare due maggioranze diverse tra Camera e Senato, potrebbero non bastare a governare. Il centrosinistra chiederebbe il sostegno di Monti?
«Aveva ragione Napolitano ad invocare a gran forza, nell’interesse del Paese, l’eliminazione del porcellum. Il primo difetto di questo sistema, le liste bloccate, lo abbiamo aggirato indicendo le primarie. Quanto al rischio di maggioranze diverse tra Camera e Senato, aspettiamo i risultati. Certo Lazio, Sicilia e Lombardia saranno determinanti. È evidente che, se dovesse esserci necessità di governare con un alleato presupponendo dunque la vittoria del Pd e Bersani premier – non potremmo rivolgerci nè a Berlusconi nè a Grillo: il ragionamento andrà fatto con coloro con cui condividiamo la scelta europeista e dunque con Monti e le forze di centro».

Monti potrebbe chiedere la testa di Vendola: per governare sacrifichereste l’alleanza con Sel? «Le primarie ci hanno in qualche modo fuso nella proposta elettorale. Non è questo il tema e non è immaginabile sacrificare Sel. Il progetto è unico e unitario».

La Chiesa si sta schierando in modo trasparente a sostegno di Monti. È una invasione di campo? Vi preoccupa? E perché il Pd non riesce a convincere quel mondo?
«Mi verrebbe da dire meglio Monti che Berlusconi, come purtroppo è stato per molti anni. Ma lo dico con amarezza perché so invece che il mondo cattolico è pieno di persone e di mondi che guardano con grande interesse al forte impegno sociale che sta alla base del nostro radicamento e al progetto di centrosinistra. E proprio per questo non voglio dare eccessivo peso a queste prese di posizione. E importante, da parte nostra, evitare polemiche e prestare se possibile ancor maggiore attenzione e presenza alle realtà e dimensioni territoriali».

La candidatura di Grasso, un magistrato in attività, non avvalora la tesi della politicizzazione della magistratura? Tante polemiche su Ingroia e poi cadete nello stesso errore?
«In questo caso credo sia la sua stessa funzione a smentire queste tesi. Trovo assolutamente naturale che il tema dell’antimafia venga traslato in un impegno parlamentare. I paralleli con la vicenda di Ingroia sono del tutto fuori luogo. E palese che Ingroia ha usato un’inchiesta e la vicenda di Nicola Mancino, che sono sicuro dimostrerà di poter uscire senza macchie da questa storia, per diventare un personaggio ed avere una visibilità che oggi sfrutta candidandosi alle elezioni. Un uso strumentale insopportabile. Grasso, al contrario, ha lavorato sino all’ultimo giorno senza alcuna ricerca di visibilità. E gli viene offerta, per la sua funzione antimafia, la possibilità di portare il suo impegno, in modo non divisivo, in Parlamento».