«Voto subito sarebbe un errore. Non si può dare l’idea che si cerca una rivincita del 4 dicembre»

«Voto subito sarebbe un errore. Non si può dare l’idea che si cerca una rivincita del 4 dicembre»

Intervista di Monica Guerzoni a Enrico Letta per il Corriere della Sera del 30 maggio 2017

montecitorio vuoto

Enrico Letta, ieri la Borsa era in calo: in caso di voto anticipato la speculazione finanziaria potrebbe attaccare l’ Italia come nel 2011?
«Grazie alle scelte coraggiose di Mario Draghi la situazione è oggi molto più solida. Ma condivido quello che ha detto Prodi. Precipitarsi al voto sarebbe sbagliato e incomprensibile. Daremmo all’ Europa l’ idea che l’ Italia si arrovella ancora attorno a turbolenze e giochi politici e non riesce a terminare la normalità dei suoi cicli istituzionali».

È un rischio andare alle urne in piena sessione di bilancio?
«Tra votare e avere un governo, la legge di Stabilità e la correzione dei conti pubblici slitterebbero all’ anno prossimo. Per interrompere una legislatura serve una spiegazione, non si può dare l’ idea che si cerca una rivincita del 4 dicembre. Trovo questa dinamica bizzarra».

Gentiloni dovrebbe frenare la voglia di voto di Renzi?
«Il mio giudizio su Gentiloni è positivo, ha gestito molto bene il vertice complicato di Taormina e sarebbe bene che continuasse a lavorare».

La preoccupa un possibile Nazareno bis?
«Non mi metto a polemizzare su questo. Anzi, sulla legge elettorale più larga è l’ intesa e meglio è. Il problema è che stiamo tornando al febbraio del 2013, come nel gioco dell’ oca. Ci sono tre blocchi uguali, Grillo, il Pd e il centrodestra, con la differenza che ora c’ è Salvini. E poiché in Europa tutti stanno andando molto avanti, non è una buona notizia che solo noi torniamo indietro».

La convince la svolta proporzionalista del Pd?
«Io sono abbastanza laico sui sistemi elettorali, ma trovo terribile il non aver capito che la priorità è riconciliarsi con gli elettori, dando loro la possibilità di scegliersi i parlamentari».

Il suo «esilio» continuerà, o si prepara a tornare da aspirante premier?
«Non credo esista questo scenario. Ho preso l’ impegno di lavorare con gli studenti, e non mi pare che in Italia ci sia un grande rimpianto per la mia assenza».

E se il Colle la chiamasse?
«Il Quirinale non mi cercherà, perché dovrà governare chi è passato dal voto».

Leggerà il nuovo libro di Renzi, con la «vera storia» della staffetta al governo?
«Se è interessante, sì. Ma chi fa politica deve guardare avanti. Del 2016 mi ha colpito che, per la prima volta, ha vinto chi guardava indietro, cioè chi voleva Brexit e chi voleva Trump. Ecco, penso siano state due eccezioni. Vince chi guarda avanti, quindi per me il 2013 è roba per la storia».

Violante vorrebbe Gentiloni a Palazzo Chigi. E lei?
«Questa discussione non mi riguarda, non voglio entrarci».

La convince la scelta di Renzi di tagliare fuori da ogni intesa Mdp, il partito di D’Alema e Bersani?
«L’ apertura di Franceschini è interessante. A dividere e distruggere ci vuole un attimo, a ricucire una vita. Gli strappi sono profondi, serve ago e filo. Io mi sono dimesso, ma il mio cuore sanguina quando vedo un centrosinistra diviso, in cui rancori e lotte personali rischiano di far vincere Grillo, o far tornare Berlusconi, come Silvester Stallone in Rocky».

Bersani e D’ Alema hanno sbagliato a uscire dal Pd?
«Mi auguro che tutti lavorino per l’ unità, perché Berlusconi si è messo in una condizione perfetta».

Il Pd è in declino, come i grandi partiti tradizionali?
«Il problema del Pd è non aver fatto i conti con il 4 dicembre e la reazione di netto rigetto degli italiani. Leggere un voto referendario con i criteri del proporzionale, pensando di ripartire dal 40%, è come gioca-re a calcio con le regole del basket».

Voterà ancora per il Pd?
«Io non sono iscritto a nessun partito. Seguirò la campagna e farò le mie scelte».