La partita più bella: lezioni da Mauro Berruto, coach del volley
Ecco qui la lettera che Mauro Berruto, ct della nazionale italiana di volley maschile, bronzo a Londra, mi ha inviato questa mattina.
Le virtù dell’allenatore vincente, il collettivo, il gioco di squadra. Memento per le primarie di domani. Perché tutti insieme abbiamo deciso arbitro, campo e palla da gioco. E adesso? Adesso non possiamo permetterci di «sporcare» una partita così bella e importante.
Caro Enrico,
mi viene spesso chiesto che cosa sia una squadra e quale sia l’importanza di un allenatore nel costruirla e guidarla.
Alla prima domanda rispondo senza dubbi: la squadra è un luogo magico dove il valore dei singoli non si somma, ma si moltiplica.
Alla seconda domanda rispondo ricordando le tre qualità che ritengo fondamentali in un bravo allenatore: essere un esempio vivente, saper spostare in avanti i limiti e trasformare in squadra (quel luogo magico di prima) le collezioni di atleti di talento che hai a disposizione.
Ho sentito usare spesso, per metafora, il ruolo dell’allenatore. Talvolta a sproposito: i migliori allenatori sono quelli al servizio della squadra e non viceversa.
Ripartiamo.
Senza più volerci affidare esclusivamente a chi crede di poter decidere le partite da solo, a chi vuole scegliere il campo, l’arbitro e anche con quale palla si gioca.
Oggi serve egoismo, sì, ma egoismo di gruppo: quella meravigliosa sensazione che si prova quando tutti, anche quelli che hanno fatto la cosa più umile, si sentono decisivi per la vittoria finale. Serve egoismo di gruppo: quel momento magico in cui capisci che sarà solo attraverso la squadra che realizzerai i tuoi sogni individuali.
Vorrei essere giocatore in un squadra così.
Vorrei che il nostro Paese giocasse in un’Europa così.
Domani è il giorno giusto per fare un altro passo in avanti in questa direzione.
Con affetto, Mauro Berruto