Expo: ci credo più di prima, è l’unica vetrina del brand Italia

Expo: ci credo più di prima, è l’unica vetrina del brand Italia

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Sette, il settimanale del Corriere della Sera, pubblicata giovedì 10 maggio 2012

Enrico Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio quando il governo Prodi scelse Milano come bandiera italiana di Expo e coordinatore del tavolo che avviò l`impresa dopo l`aggiudicazione dell’evento, ci crede ancora. E propone la sua ricetta per «non perdere l’occasione»: «Serve un grande count down pubblico nazionale»; «Bisogna valorizzare il ruolo delle donne»; «Ripartiamo dal valore della terra».

Onorevole Letta, cos’è l’idea di un count down?
«Expo ha bisogno di tempi certi, dobbiamo dare sicurezza alle persone in Italia e all`estero. Va archiviata l’esperienza dei Mondiali del `90, quando le partite erano finite, mentre le opere e gli alberghi no».

Un problema di credibilità?
«Esattamente. Altrimenti passiamo per essere i soliti latini poco affidabili e precisi. Diventiamo svizzeri, invece: vorrei vedere grandi orologi e scadenze precise sul sito espositivo, nei cantieri delle infrastrutture, in giro per la città».

Il ruolo delle donne?
«Beh, il tema scelto, quello della nutrizione, è tipicamente femminile e si lega a una delle vocazioni della donna. Sarebbe giusto che Expo divenisse un evento caratteristico del protagonismo femminile, in grado di trainare il tema delle parità a tutti i livelli».

Anche a livello politico?
«Perché no? Sarebbe fantastico che a tagliare il nastro di Expo 2015 fosse un Presidente della Repubblica donna».

Lei accennava prima anche al valore della terra: in che senso?
«In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, il tema della nutrizione è ancora più forte. Ed è legato alla terra, al rispetto del territorio, al made in Italy. Dobbiamo bucare una coltre di indifferenza e avviare da subito un triennio sui problemi della nutrizione».

Roma, nel senso della politica, è pro o contro Expo?
«La politica in questa fase è sospesa. Viviamo tutti gli eventi di lunga prospettiva con un cortotempismo esiziale. Credo anzi che Expo vada sostenuto perché potrebbe scuotere la politica, aiutarla a ripensare alle lunghe scadenze e incoraggiarla a valorizzare talenti e potenzialità del Paese».

Quindi, lei tifa ancora per Expo?
«Più di prima, anzi. Perché non avremo, nei prossimi anni, altre occasioni per mettere in mostra il brand “Italia”».