Con lui Governo a rischio, ma PDL è meglio di Grillo

Con lui Governo a rischio, ma PDL è meglio di Grillo

Intervista rilasciata da Enrico Letta ad Alessandro Trocino, pubblicata sul Corriere della Sera, venerdì 13 luglio.

L’eterno ritorno di Silvio  Berlusconi gli ricorda un po’ quello  dei pugili suonati, «che si fanno convincere  da laute borse a patetici ritorni  sul ring, a età improponibili, e finiscono  tra i fischi degli spettatori». Il  vicesegretario del Pd Enrico Letta  considera molto negativamente l’annuncio  del Cavaliere.

Quali effetti produce?  

«Il primo riguarda il centrodestra.  Blocca la trasformazione del Pdl da  movimento carismatico a moderno  partito conservatore europeo. Il Pdl  tornerà a essere il partito di Palazzo  Grazioli, del Predellino, di Arcore».

Avrà effetti anche sulla maggioranza?

«Molto negativi. Il governo si regge  su un patto politico chiaro: il Pd si  è assunto una responsabilità che ci è  costata moltissimo, stare in una maggioranza  con chi ci ha ridotto così. Lo  abbiamo fatto a patto che l`interlocutore  non fosse Berlusconi».

Ma Berlusconi guarda alle elezioni.  

«Con le sue parole mette in moto  una dinamica che terremota la maggioranza.  Il governo, come ha riconosciuto  lo stesso Monti, si regge su un  patto tra gentiluomini. Alfano si è rivelato  un interlocutore affidabile e  credibile. Il ritorno di Berlusconi è  una mina».

Mette a rischio il governo?  

«Rende molto più complesso il  suo lavoro. Nulla sarà più come prima.  Chi è ora il nostro interlocutore,  Alfano o Berlusconi?».

E la legge elettorale?

«Ha ragione il capo dello Stato: ci  sono le condizioni per arrivare al momento  della verità. Il pericolo, ora, è  che si blocchi tutto».

Il Pd dice no alle preferenze e al  premio di maggioranza al partito.

«Sabato ne parleremo all`assemblea.  Io sono a favore dei collegi, ma  dico che si deve andare in Aula e accettare  gli esiti del voto. Il Pd non deve  fare barricate su questi due punti.  Il male assoluto è il Porcellum. Votare  con questo, vorrebbe dire prolungare  l`agonia della Seconda Repubblica  e aprire la strada a Grillo».

Non le piace nulla di Grillo?

«I grillini sono una spinta utile per  la trasparenza e la riduzione dei costi  della politica. Bisogna far di più. Ora  possiamo ridurre il numero dei parlamentari.  Ma in termini di programma  di governo ho sentito tre cose da  Grillo: non ripagare i debiti, uscire  dall`euro, non dare la cittadinanza ai  bambini nati da immigrati in Italia.  Parole che ho sentito in bocca solo a  Bossi. Io sono all`opposto di queste  idee. Preferisco che i voti vadano al  Pdl piùttosto che disperdersi verso  Grillo».

Il ritorno di Berlusconi spingerebbe  Casini verso il Pd, in un asse che lei ha sempre caldeggiato.

«La notizia è buona solo fino a un  certo punto. Non vorrei che si tornasse  alla logica dell’antiberlusconismo  e delle ammucchiate contro il Cavaliere».

Lei che maggioranza vorrebbe?  

«Un’alleanza guidata dal segretario  del Pd, con ai lati Casini e Vendola».

 I due non si amano.  

«Dobbiamo lavorare in questa direzione,  per mettere insieme i moderati  con la fatica sociale».

E la grande coalizione?  

«Non è l’opzione principale. Lavoriamo  per un governo politico competente, che sia in continuità con Monti,  come contenuti e come uomini».

Monti, però, si è tirato fuori.  

«Sono i giornali che lo avevano  messo dentro. Io dico che tra i so che  sono al governo, in diversi potrebbero  essere ancora utili».

Lei è uno dei più filomontiani nel  Pd. Le piace proprio tutto?

«E difficile lavorare con una maggioranza  del genere, molte riforme sono  incomplete, dalla giustizia alla comunicazione.  Ma Monti sta lottando  bene in una situazione complicata.  Lo sta facendo con i gomiti alti dei cestisti  e le scarpette chiodate dei calciatori».

Stanno facendo male agli italiani,  le scarpette chiodate.  

«La politica deve mostrare la luce  in fondo al tunnel. Se tutto è cupo, i  voti si sposteranno verso Grillo. Le  scarpe chiodate e la grinta alla Gattuso  comunque sono utili per far capire  a parti dell’establishment italiano  quanto è dura e decisiva la partita».

 I sondaggi attribuiscono a Berlusconi  un bel pacchetto di voti.  

«Non credo a numeri miracolistici.  Gli italiani hanno visto il film e i titoli  di coda, impietosi. E mai come questa volta l`Europa ci guarda».