Enrico interviene a Repubblica Tv

Enrico interviene a Repubblica Tv

«Sono dati preoccupanti, conseguenza di quanto è successo in questi giorni, dati allarmanti. E a tutti dico attenzione perché c’è un limite al di là del quale il Pd esplode. O c’è una prova di unità che superi i singoli risentimenti e ragioni o si rischia la fine». Così Enrico a Repubblica tv valuta come conseguenza delle divisioni interne il sondaggi Ipr che danno a settembre il Pd in calo di 6 punti.

«È una corsa del gambero –  afferma Enrico – motivata da profonde divisioni. Questo è il momento in cui si decide se il Pd ha futuro».  A proposito del documento dei 75 di Walter Veltroni dichiara: «E’ come una bomba atomica rispetto ad una discussione che è libera perché tutti nel Pd siamo coscienti che ci sono problemi. Giovedì sarà il passaggio chiave nell’organo del nostro partito. Dovremo trovare le composizioni, lo spero. Ma molto dipende dal fatto che le parole di Veltroni trovino le conseguenze. Ci deve essere questo atteggiamento. Il documento è stato letto dalla gran parte dei nostri militanti, da me, come un favore a Berlusconi. Ieri ero a Milano, sono stato anche a Palermo, Padova. C’è stato un unico messaggio, non ho sentito interpretazioni diverse rispetto a queste. Ho l’impressione che la cosa sia sfuggita di mano, forse era un ragionamento interno all’ex minoranza del Pd. Ma ora facciamo un passo in avanti verso il senso di responsabilità».

A proposito del PD, Enrico dice: «Vorrei che fossimo un po’ più americani siamo in guerra, c’è un comandante in capo e bisogna sostenerlo perché questo è parte dell’essere cittadini». Invece, per la direzione di giovedì si augura «che ci sia una ricomposizione e lì Veltroni sia conseguente e non si limiti a mettere balsamo su ferite che imputridiscono».

Enrico apprezza, invece, la posizione assunta dal leader della minoranza Dario Franceschini rispetto al documento dei movimentisti: «Dario ha fatto ragionamenti molto importanti sull’unità del Pd e sul sostegno a Bersani».

Enrico è poi intervenuto sulla vicenda della Sicilia: «non è minimamente paragonabile a quella nazionale. La Sicilia ha delle particolarità tutte sue, delle emergenze tutte sue la principale delle quali è quella sanitaria e questo è  il motivo secondo me principale per cui il Pd prospetta un’apertura di credito». E aggiunge: «l’unica grande regione del Sud che ha fatto qualcosa su questo tema è la Sicilia. Noi invitiamo Lombardo a essere molto netti inoltre su alcune cose a cominciare dall’abolizione delle province in Sicilia e dalla questione rifiuti. Se non si fa questo non ci può essere nessuna apertura di credito da parte del Pd».

Enrico valuta anche le reazioni delle altre forze del centrosinistra di fronte alle divisioni interne al Pd. «Vendola, Di Pietro, anche Casini – dice – ci sono molti medici, o come dice lei avvoltoi, al capezzale del Pd. Ma invito tutti a stare attenti e il Pd ad avere più orgoglio perché il Pd non deve diventare il campo da gioco di altri». E sulle questioni interne, su chi il Pd debba candidare, Enrico non ha dubbi: Pier Luigi Bersani. «È legittimo che ci sia dibattito sulle candidature del Pd» e «lo dico rivolgendomi a Chiamparino in particolare». Tuttavia, prosegue, «penso che il Pd debba, se vuole puntare a vincere, candidare il suo segretario, il leader che 4 milioni di italiani hanno votato. Non è stato eletto da un caminetto». Dunque, insiste, «credo che il Pd debba candidare Bersani e costruire attorno a lui una coalizione. Pier Luigi è un ottimo federatore e questa sua capacità sarà preziosa quando a un certo punto dovremo parlare di coalizione».

Enrico si rivolge anche al governatore della Puglia, Nichi Vendola, candidato alle primarie del centrosinistra «Vendola vorrei che governasse anche la sua regione. Perché lo necessitano i 2 miliardi e passa di debito della sua regione di cui parlano anche i giornali». E con le parole di Matteo Renzi che ha chiesto la ‘rottamazione’ di molti dirigenti del Pd, in base alla norma dello statuto che pone il limite dei tre mandati,  Enrico concorda solo in parte: «io non condivido quei toni ma non vedo in modo negativo le sue provocazioni, anche se lui ha il difettaccio di essere fiorentino. Tutto quello che serve per farci muovere, non dobbiamo dissacrarlo e buttarlo via. Da noi, oggi, il problema è semmai l’opposto: un eccesso di conservatorismo».

In relazione alla norma sui mandati, Enrico dice: «La norma c’è e l’abbiamo già applicata. Purtroppo abbiamo dovuto rinunciare a delle persone molto in gamba». A chi gli chiede se si riferisca a De Mita, Enrico risponde: «No, penso a Sergio Mattarella e Umberto Ranieri. Faccio questi due casi, di due persone per le quali si è applicata questa norma dei 15 anni, tre legislature piene, e che io avrei voluto vedere in Parlamento». Secondo Enrico l’applicazione letterale e piena della norma «è una stupidaggine. Come si può immaginare che Veltroni, che ha vinto le primarie con milionate di voti, non si possa candidare perché ha fatto tre legislature? Io inviterei a distinguere, tra quello che serve per andare sui giornali e le cose serie. A Renzi dico che lui è una risorsa, ma deve avere più rispetto».