Governo, Letta: “Il patto per la ripresa una vittoria Pd: siamo il partito del lavoro e dell’impresa”

Governo, Letta: “Il patto per la ripresa una vittoria Pd: siamo il partito del lavoro e dell’impresa”

Giovanna Vitale, la Repubblica, 25 settembre 2021

“Noi ci siamo” risponde Enrico Letta a Mario Draghi, accettando la sfida del Patto nazionale per la ripresa lanciato dal premier alla convention di Confindustria. Il Pd non solo vuol sedersi al tavolo con il governo e le parti sociali per progettare insieme la rinascita del Paese attraverso l’attuazione del Pnrr, di cui le riforme sono parte essenziale, ma intende farlo da protagonista. Offrendo un corposo pacchetto di proposte, a cui il Nazareno lavora da mesi, in grado di coniugare sviluppo e lavoro, crescita e protezione dei più fragili. Con un obiettivo prioritario: “Non lasciare indietro nessuno”.

ROMA – “Noi ci siamo” risponde Enrico Letta a Mario Draghi, accettando la sfida del Patto nazionale per la ripresa lanciato dal premier alla convention di Confindustria. Il Pd non solo vuol sedersi al tavolo con il governo e le parti sociali per progettare insieme la rinascita del Paese attraverso l’attuazione del Pnrr, di cui le riforme sono parte essenziale, ma intende farlo da protagonista. Offrendo un corposo pacchetto di proposte, a cui il Nazareno lavora da mesi, in grado di coniugare sviluppo e lavoro, crescita e protezione dei più fragili. Con un obiettivo prioritario: “Non lasciare indietro nessuno”.

D’altronde in aprile era stato proprio Letta ad avanzare, nella sua prima assemblea da segretario, l’idea di un patto con sindacati e imprese sul modello Ciampi. E ora che il presidente del Consiglio l’ha fatta propria, riscuotendo unanime consenso, il leader dem è soddisfatto: “La considero una vittoria del Pd”, sorride. Cioè la prova di una mutazione che sta spingendo la principale forza del centrosinistra lontana dai vecchi cliché con cui, per pigrizia o malizia, viene ancora dipinta: “Noi siamo il partito del lavoro e il partito dell’impresa, non esiste contrapposizione, chi lo dice fa una caricatura novecentesca del Pd”, rivendica il segretario, passato in meno di 24 ore dalla platea degli industriali a quella della Cgil. “Lavoro e impresa sono pilastri della stessa casa”.

Un binomio ormai obbligato. Perché la sfida per l’Italia post Covid non è solo recuperare quanto perso con la pandemia. “È andare oltre un ventennio di stagnazione economica e crescenti disuguaglianze”, spiega il segretario. Un diverso modello di sviluppo sostenibile che impone “una nuova alleanza tra lavoro e impresa”.

Superando svalorizzazione e precarizzazione del lavoro, che ha depresso la produttività e alimentato il rancore sociale. Premiando al tempo stesso le imprese che rischiano e investono, creano buona occupazione e si fanno promotrici della transizione ecologica e digitale.
In quest’ottica sono cinque le misure che Letta chiederà di inserire nel Patto draghiano. Primo: un presidio per tenere al riparo i fondi del Recovery da infiltrazioni criminali. “Il no alla mafia non è un tema giudiziario e basta, diventa fondamentale se si parla di lavoro e sviluppo”, ragiona. “Il contrasto alla criminalità favorisce infatti le imprese sane e tutela i più vulnerabili dal lavoro nero e dal sommerso”.

Secondo punto: il salario minimo. “Non va ideologizzato, né possono esserci tabù”, avverte il segretario dem. “Va inquadrato nell’ambito del rafforzamento della contrattazione collettiva e della legge sulla rappresentanza sindacale, da noi rimasta inattuata”. Sono solo cinque i Paesi Ue, oltre all’Italia, che non hanno un salario minimo legale. E sebbene i confederali facciano resistenza, temendo di perdere peso e potere, qui da noi quasi un lavoratore su cinque non è coperto da un contratto collettivo (uno su tre nella ristorazione e nei servizi di istruzione e assistenza). Va corretta questa stortura per i dem. Senza però smontare, né umiliare, gli organismi di rappresentanza. Anzi: “I corpi intermedi sono un presidio di democrazia. Minarli è sempre stata prerogativa delle destre o dei populisti”, prende le distanze Letta. “Noi non lo faremo”.

Terzo: la sicurezza del lavoro, sulla quale a luglio è stata istituita una task force guidata dal vicesegretario Provenzano. Quarto: la riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive che il ministro Orlando sta ultimando. Quinto: l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Basta con la flessibilità massima, “va riformato l’apprendistato e contrastata la vergogna degli stage, che spesso sono solo sfruttamento”, conclude il leader dem. Un vasto programma, che la ritrovata sintonia con Draghi potrebbe ora trasformare nel Patto per l’Italia. Restituendo al Pd un nuovo protagonismo.