Il miglior voto è dei mercati: 200 punti di spread in meno

Il miglior voto è dei mercati: 200 punti di spread in meno

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Emilia Patta, pubblicata su Il Sole 24 Ore, martedì 6 dicembre 2011

Il miglior giudizio sulla manovra lo hanno dato i mercati: oggi siamo esattamente a 200 punti sotto rispetto a quel 9 novembre in cui si è toccato il record di 575 e in cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha di fatto investito Mario Monti del compito di salvare il Paese nominandolo senatore a vita. È passato meno di un mese, e 200 punti di spread valgono un terzo della manovra appena varata dal Consiglio dei Ministri.

Enrico Letta, vicesegretario del PD e uno dei più convinti sostenitori della soluzione del governo tecnico per l’immediato post-Berlusconi non si perde in critiche alle misure varate da Monti e va dritto al punto:

«Lo spread di oggi è il miglior giudizio che Monti e tutti noi potessimo avere – dice -. Vuol dire, che abbiamo raddrizzato la barca, che la Grecia è lontana e che siamo tornati a stare con la Germania e la Francia. Vuole dire che ora l’Italia si può presentare al vertice di Bruxelles di giovedì con la credibilità giusta per poter sferzare l’asse franco-tedesco e imporre, soprattutto alla Germania, scelte nell’interesse dell’Europa e non dei singoli Paesi».
Questo non toglie che la manovra presenta luci e ombre, che poteva essere fatta meglio e che può ancora migliorare. Quanto alle future alleanze, Letta sottolinea non a caso usando gli stessi argomenti del leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini – che saranno determinate dal grado di sostegno al governo Monti. «Non voglio dare giudizi affrettati, vedremo, ma l’intervento oggi (ieri per chi legge, ndr) in Aula dell’Idv si allontana da questa prospettiva».
Cominciamo dalle luci, onorevole Letta. Cosa c’è di buono in questa manovra salva-Italia?

Interessante e positivo il pacchetto crescita. La completa deducibilità dell’Irap sul costo del lavoro ai fini Ires e Irpef segna il superamento della principale distorsione dell’Irap, e cioè la penalizzazione per chi assume, e supera quello che era divenuto un tabù. Un bel segnale. Così come vanno salutati con favore gli sgravi fiscali per le imprese che aumentano il proprio capitale (la cosiddetta Ace): una misura che agisce sul problema strutturale della capitalizzazione delle imprese. Tra le cose positive va poi sottolineato il fatto di aver disinnescato almeno per il 2012 la bomba a orologeria dei tagli alle esenzioni fiscali e assistenziali della manovra di agosto.
Le ombre. L’obiettivo equità è stato raggiunto?

Se si deve individuare una difficoltà la si può trovare nel campo dell’equità, anche se Monti alla fine ha fatto grandi sforzi di riequilibrio che noi vorremmo si rafforzassero, o in questo o nei prossimi interventi. Su questo aspetto le misure varate hanno risentito della natura eterogenea di questa maggioranza lrcocervo, che ha spinto in direzioni contrapposte. Le nostre attenzioni si concentrano sul blocco dell’indicizzazione delle pensioni: la soglia, che già è stata portata dalle pensioni di 486 euro a quelle di 936 curo, va alzata. E occorre essere più ambiziosi sul fronte della lotta all’evasione fiscale. La tracciabilità va portata a 500 euro, e naturalmente l’aumento dei pagamenti elettronici deve comportare costi più bassi delle commissioni bancarie. Va infine prorogato il bonus per l’efficienza energetica del 55%, soprattutto per i suoi effetti anti-evasione, con la formula dei contrasti di interesse tra chi chiede la prestazione di servizi e la ditta che esegue il lavoro. Sempre con la leva del contrasto di interesse vanno poi rese detraibili tutte le spese per la casa, non solo quelle di ristrutturazione.
Che cosa farete su pensioni ed evasione, presenterete emendamenti?

Questa è una manovra straordinaria che va approvata in tempi brevissimi, non è pensabile la guerra di emendamenti in Aula Quello che si può fare è dar vita a un raccordo in Parlamento tra i tre gruppi che sostengono il governo – ossia Pdl, PD e Terzo polo – per suggerire al governo di proporre innovazioni o in questo provvedimento o nei prossimi.
Per poi andare alla fiducia?

Non vedo perché non si possa mettere la fiducia ora che il fattore tempo è fondamentale quando si è messa tante volte su provvedimenti niente affatto urgenti. Mi pare che ci siano tutte le condizioni per la fiducia.

E dopo Natale che succede? Torna la politica?

Io dico che il PD è a una svolta, nasce di fatto con la caduta di Berlusconi. Ora il “diavolo” non c’è più, il grande alibi non c’è più. Ora i sì o i no non saranno condizionati da Berlusconi ma solo dalla realtà. Quella che ci si apre davanti è una terra incognita. E il PD deve parlare al Paese tutto, come sta dimostrando con la scelta di appoggiare il governo Monti anche su misure impopolari. Quanto alla legge elettorale, va fatta a prescindere dà quello che deciderà la Consulta a gennaio. E anche qui deve essere fatta nell’interesse di tutti e non di uno. Il Parlamento deve tornare ad essere composto da eletti e non più da nominati perché la politica riguadagni credibilità.