Il patto di Arcore non risana ma deprime

Il patto di Arcore non risana ma deprime

Intervista rilasciata da Enrico pubblicata su Il Mattino, il 31 agosto 2011

Il Pd rivede il suo giudizio sulla manovra, «in peggio». Il vicesegretari o Enrico Letta, impegnato a Dro nei lavori di veDrò, il think net organizzato in Trentino con Giulia Bongiorno di Fli, boccia le scelte del governo.

Il governo ha riscritto la manovra, il Pd rivede il suo giudizio?

«Sì, in peggio. Rimangono tutti i limiti della prima versione: non c`è nulla per la crescita e per attaccare il debito; si interviene solo sul deficit ma con misure che, rispetto al primo testo, non garantiscono i saldi. Se possibile, la manovra ha perso di credibilità proprio sul piano dei risanamento. Ed è stata riscritta prendendo di mira le categorie elettoralmente meno vicine al centrodestra: dipendenti pubblici, enti locali e cooperative. Un metodo insopportabile e inaccettabile».

Secondo il governo i saldi sono invariati.

«Secondo il Sole mancano all`appello almeno 4 miliardi e il primo giudizio di Bankitalia conferma l`impressione che le cifre siano cambiate. Cancellate delle misure, non c`è certezza su entrate adeguate a copertura. Non si capisce come il governo pensi di giungere al pareggio».

E stato cancellato il contributo di solidarietà, si fa un primo passo sulla riforma delle pensioni. Non va bene?

«Intanto, il contributo è stato confermato per i dipendenti pubblici, una ingiustizia intollerabile. Quanto alle pensioni, l`approccio ha dell`incredibile. Lo Stato rompe il patto con i cittadini pensionandi, un incentivo potente all`evasione fiscale: “lo Stato mi fotte, appena posso lo fotto io”».

Boccia anche i tagli ai costi della politica?

«Quali tagli? In barba al linguaggio della verità sollecitato da Napolitano, il governo fa annunci mediatici e spiace che parte dell`informazione lo assecondi dando per fatti quei tagli: annunciare leggi costituzionali per abolire le province e dimezzare il numero dei parlamentari vuol dire non far nulla».

Berlusconi ed Alfano vi richiamano alla responsabilità del dialogo con la maggioranza. Siete pronti?

«Di quale dialogo stiamo parlando? Con quale credibilità parlano il giorno dopo aver trattato e trovato un accordo tutto dentro la maggioranza? Se poi è vero che la manovra sarà blindata con il voto di fiducia… Il governo ha la responsabilità di aver rotto il clima collaborativo».

Quel clima sollecitato con parole drammatiche da Napolitano che, se al governo ha rimproverato di aver nascosto la gravità della crisi, all`opposizione addebita l`essersi limitata ad addossare ogni colpa alla maggioranza. Non cambia nulla?

«Napolitano ha sicuramente ragione: troppo spesso il centrosinistra si è fatto scudo dell`antiberlusconismo. Ma questa volta abbiamo fatto proposte precise e forti: l`abbassamento da 2500 a 500 euro della tranciabilità dei pagamenti, chiesto dalle parti sociali; la detraibilità per tutti delle spese di manutenzione della casa per creare un contrasto d`interessi tra chi emette fattura e chi paga; l`abolizione dei Cda delle società partecipate dagli enti locali con un taglio di 50 mila poltrone. Perché non sono state accettate? Evidentemente la lotta all`evasione fiscale questo governo la fa solo a parole».

Se il giudizio è così duro, perché criticate la Cgil e lo sciopero generale?

«Non critico nessuno. Come difendo il diritto della Cisl di firmare accordi con questo governo, difendo la libertà della Cgil di fare le sue scelte. L`unico dubbio è sulla tempistica, forse sarebbe stato meglio aspettare il voto del Senato. Ma l`autonomia delle parti sociali va rispettata».