Lotta all’evasione ok, no sugli statali

Lotta all’evasione ok, no sugli statali

Intervista rilasciata da Enrico a Lina Palmerini, pubblicata su «Il Sole 24 Ore» di domenica 6 giugno.

Tremonti annuncia una modifica della Costituzione per la libertà d’impresa, perché non lo prendete sul serio?

Perché è un modo per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica. Il ministro ha inventato un finto bersaglio nella Costituzione per coprire l’assenza di riforme liberali nella manovra. Il suo è solo un cambio di scenografia creato ad arte – anche nella tempistica – rispetto a una manovra contraddittoria proprio dal punto di vista della libertà d’impresa.

Faccia un esempio.

Sulla compensazione d’imposta la manovra reintroduce un meccanismo secondo cui prima paghi e poi chiedi il rimborso. Uno svantaggio per il contribuente e l’impresa e un raddoppio secco di burocrazia. L’opposto della logica di autocertificazione. Solo questo dimostra che l’articolo 41 è un diversivo. Ma voglio prendere sul serio Tremonti e allora gli chiedo: perché scegliere la strada più lunga e complessa della modifica costituzionale? Perché non agire subito per via ordinaria? Per esempio applicando lo Small business act o approvando il ddl bipartisan Vignali sullo Statuto d’impresa. È il populismo di questo governo che scarica sulla Costituzione le colpe per riforme impopolari che non vuol fare.

E qual è il vostro “bersaglio” da offrire alle imprese?

Ho alcune idee per mettere mano ad alcune questioni-chiave. La prima l’ho già detta, riguarda una marcia indietro sulla compensazione d’imposta. La seconda sono i tempi di pagamento infiniti. Il mantra negativo che ha accompagnato l’economia reale in questa crisi è stato “Io non ti pago”: e andava dalle amministrazioni alle imprese, dalla grande azienda alle piccole, dai fornitori ai subfornitori. Va spezzato. Come va spezzata l’inefficienza della giustizia civile, un tema che interessa tutti i cittadini al quale il governo antepone la propria lotta privata alle “toghe rosse”. Terza questione: lo sportello unico. Il vero calvario è tirar su lo stabilimento e il sito produttivo e qui si deve procedere con l’autocertificazione. Infine, le liberalizzazioni perché mentre Tremonti parla di articolo 41, nei fatti, va in senso opposto sia sulle tariffe minime che sull’in house nei servizi pubblici locali. Emma Marcegaglia è stata chiarissima su questo punto.

Sulla manovra si è vista una differenza tra la sua posizione più dialogante e la linea dura di Bersani.

Non c’è alcuna divisione. Il tema di fondo è che noi riteniamo la manovra necessaria per l’Italia e per dare un segnale rassicurante ai mercati. Lo dico dopo un ennesimo venerdì nero, dopo il primo campanello d’allarme sull’asta dei titoli di Stato e dopo che il Wall street journal ci ha indicati come prossimo bersaglio. Dunque, i sacrifici vanno fatti e il nostro senso di responsabilità non è in discussione. Ma non possiamo far finta di niente mentre il governo passa dal sogno di ieri all’incubo della crisi di oggi. E disegna una manovra tutta su tagli lineari.

Gli stessi del governo Prodi e ora criticate Tremonti?

Abbiamo capito sulla nostra pelle che invece va presa la mira. L’amministrazione è il cuore di tutto invece il governo va avanti con toppe disperate come il blocco degli stipendi nel pubblico impiego e poi tutto come prima.

Ma i dipendenti pubblici hanno avuto gli aumenti più alti: vi schiacciate in una difesa corporativa?

Noi sfideremo la maggioranza sull’applicazione della riforma Brunetta-Ichino sulla meritocrazia. Non mi pare un ragionamento corporativo. Inchioderemo questo governo a una delle sue bandiere: la lotta ai fannulloni. Bene, questa manovra smentisce gli annunci e punisce allo stesso modo virtuosi e fannulloni. E replica la stessa logica sugli enti locali: 14 miliardi di tagli che mettono sullo stesso piano i comuni virtuosi con quelli della bancarotta, Piacenza come Catania. L’egualitarismo è stato l’altro finto nemico di questo governo.

Cosa c’è di positivo nella manovra? Prodi l’ha chiamata Visc-onti, una crasi tra Visco e Tremonti. Ha ragione?

Prodi non ha torto. Nel capitolo sulla lotta all’evasione ritroviamo le nostre idee ma il salto logico di Tremonti e Berlusconi lascia increduli. Ora cifrano in 10 miliardi nel biennio le risorse recuperabili dall’evasione: questa è l’ammissione implicita di aver bruciato 10 miliardi togliendo la tracciabilità due anni fa.

Voi avreste reintrodotto l’Ici?

Non sulla fascia debole che era stata già esclusa dal governo Prodi. Sì, invece, sulla parte dei cittadini più abbienti. Ma non siamo il partito delle tasse. La nostra contro-manovra fiscale si fonda su quella che ho chiamato parabola dei talenti: premi a chi fa circolare talenti, non a chi li soffoca. Quindi, vantaggi fiscali per chi lavora e produce alzando la tassazione sulla rendita speculativa.

Il premier ora sembra parlare di dialogo. Ci sarà?

Non avremo chiusure pregiudiziali ma sia chiaro che ci batteremo contro le tentazioni di condono edilizio presenti nella manovra e già ventilate da senatori del Pdl.

Perché siete timidi sui costi della politica e sulla stretta a manager e banchieri sulle stock option?

Il governo ha partorito una formica. Il Pd rilancerà proponendo il superamento del sistema della province partendo dal taglio di quelle nelle aree metropolitane. E chiederemo l’allineamento dei costi della politica a quelli europei partendo dalla trasparenza e intervenendo sulle spese per gli assistenti parlamentari che valgono diversi milioni. Sulle stock option, di nuovo, Tremonti ha creato solo slogan. La nostra proposta è che i bonus siano legati a risultati di lungo periodo contro la logica della trimestralizzazione, una delle cause della crisi.

Alfano parla di sciopero «politico» dei magistrati, Bonanni di sciopero «politico» della Cgil, che farà il Pd?

Lo sciopero dei magistrati mi lascia perplesso, anche se non lo definirei politico. Sulla Cgil, è Tremonti che ha cercato la protesta scegliendo una trattativa separata.

Puntate sulla Lega per far esplodere le divisioni nel Pdl?

La Lega è un vulcano sotto la cenere. La partita è aperta soprattutto sul federalismo fiscale. La sensazione è che slitti ma sarebbe un fatto negativo, noi vogliamo la riforma. E sfideremo il Carroccio: sono curioso di sapere cosa dirà Maroni, venerdì, all’iniziativa “Nord-Camp”.