Ora una grande alleanza

Ora una grande alleanza

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Elisa Coloni, pubblicata su Il Piccolo domenica 16 ottobre 2011.

L’esponente del Pd scarica i Radicali e pensa a una coalizione da Vendola a Casini E ai “rottamatori” all’interno del partito tende la mano: «Pronto ad ascoltarli»

TRIESTE Operazione corteggiamento partita. Il Pd non perde tempo e, nel day after, già comincia a tessere alleanze: le urne potrebbero essere vicine. Flirta con il Terzo polo, strizza l’occhio ai rottamatori, coltiva i vecchi e i nuovi amori “rossi”. Insomma, tutti insieme appassionatamente per ingrossare il fronte anti-Berlusconi: da Casini a Di Pietro, da Rutelli a Vendola, «è necessario costruire una larga alleanza». Parola di Enrico Letta, vicesegretario del Partito democratico, che continua a sognare un governo di responsabilità nazionale guidato da un “illuminato”, ma annuncia anche mesi di «profonde riflessioni» per «ricostruire una grande coalizione» pronta a eventuali elezioni anticipate. Un cartello anti-Cav in cui, evidentemente, non ci sarà più spazio per i Radicali, rei di aver snobbato l’appello al forfait, onorato invece dal resto dell’opposizione, venerdì a Montecitorio.

Onorevole Letta, con il voto di fiducia avete perso qualche pezzo…
Sì. I Radicali hanno apertamente annunciato la loro separazione del Pd, commettendo un grave errore politico.

È una rottura netta?
Direi di sì. Non so ancora formalmente come ci muoveremo, ma a me interessa il dato politico: ci siamo divisi.

Persi i pannelliani, avete però conquistato nuovi “amici”.
Le opposizioni hanno mostrato di essere unite, sulla stessa lunghezza d’onda. Si tratta di una novità, che adesso bisogna coltivare per tentare di produrre un programma comune in vista del voto.

Si riferisce in particolare ai rapporti con i centristi?
Proprio così. Sia in aula che oggi (ieri, ndr.) durante un convegno a Stresa, ho avuto occasione di confrontarmi con il presidente Casini, trovando le sue proposte interessanti e condivisibili. Credo che per il Pd dialogare con il Terzo polo sia indispensabile in vista di eventuli elezioni anticipate.

Quindi la sua ricetta prevede un asse che abbracci anche vendoliani, dipietristi e centristi?
Bisogna dialogare con tutti. Le prossime settimane saranno dedicate proprio a questo.

Ma è realistico pensare a un’alleanza extra-large?
Perché no. Bisogna sfornare proposte, contenuti. Individuare un programma comune e un leader. Ci daremo tempo fino a Natale. Solo allora tireremo le somme di un’eventuale coalizione allargata.

E come la mettete con i vostri “malpancisti”, uno su tutti il rottamatore Renzi?
Io non disprezzo le novità, anche se irruente: portano nuovi stimoli.

Insomma, vi preparate al voto in primavera. È così che andrà a finire?
Non posso prevedere ciò che accadrà, ma di certo dubito che il presidente Berlusconi possa continuare a governare con una maggioranza debole, che anche venerdì ha perso pezzi per strada.

Lei crede che potrebbe essere lo stesso premier a pilotare una crisi per andare alle urne?
Forse. Anche se penso che per ora il suo obiettivo sia sopravvivere, vivacchiare. Il problema è che la crisi economica continuerà a bussare alle nostre porte con insistenza e l’esecutivo non potrà permettersi di non agire. Il voto anticipato potrebbe quindi essere una necessità per lo stesso Berlusconi, ormai debole per pensare ai problemi del Paese, ai giovani, al lavoro, al Fisco, e screditato pure sul piano internazionale. Non riesce nemmeno in una scelta facile come quella del governatore della Banca d’Italia, ormai ineludibile.

A lei però piacerebbe un governo di responsabilità nazionale.
Sì, guidato da una personalità illustre.

Ci fa un nome?
Niente nomi, ma il modello sarebbe quello del presidente Ciampi. Ma bisognerebbe procedere in fretta, perché più passa il tempo più questa mia proposta perde forza. Mentre nei Palazzi si tenta di trovare una quadra, però, Roma viene presa d’assalto dai black bloc. La guerriglia che ha sconvolto la capitale è deplorevole, un fatto gravissimo. Dispiace profondamente che una manifestazione piena di contenuti venga distrutta da gruppi di violenti. Non so perché da noi vada spesso a finire così, ma non posso che provare una grande delusione.