Posti distribuiti come assegni. Il premier crede siano roba sua

Posti distribuiti come assegni. Il premier crede siano roba sua

Intervista rilasciata da Enrico a Goffredo de Marchis, pubblicata su la Repubblica, domenica 8 maggio

«Non so se la fiducia sul rimpasto avrà un esito negativo per il governo. So però che la vicenda dei sottosegretari non può essere derubricata a un fatto privato, come se fosse la lista degli assegni che Berlusconi gira al ragionier Spinelli. Il premier usa il Bancomat dello Stato per ripagare nove voti che gli sono serviti il 14 dicembre e negli ultimi mesi per sopravvivere».

Il vicesegretario del Pd Enrico Letta parla da Napoli dove fa campagna elettorale con il candidato del centrosinistra Mario Morcone. Non accetta letture minimaliste delle ultime nomine del governo. Il Cavaliere sta piegando le istituzioni alla sua volontà presidenzialista, dice. Giorgio Napolitano non fa altro che arginare questa deriva.

Ogni volta diciamo che si è superato il limite della tensione istituzionale. Stavolta?

«Siamo scesi di un altro gradino sotto la soglia della dignità. L’ intervento del capo dello Stato è ineccepibile. Mentre è inaccettabile la risposta da parte dei capigruppo del Pdl. Il punto non è se il governo abbia ottenuto i voti di fiducia negli ultimi tempi, ma rimettere al centro il fatto che il nostro sistema non è un sistema presidenziale. Cioè: Berlusconi non è Sarkozy. E le nostre leggi creano una relazione tra governo e Parlamento che deve essere messa in equilibrio».

L’ equilibrio è garantito dal sostegno parlamentare all’ esecutivo.

«Questo sostegno va verificato quando mutano maggioranze ed assetti. Berlusconi invece ha rotto gli equilibri negli ultimi passaggi, l’ ultimo dei quali è la nomina dei nove sottosegretari. E deve passare dalle Camere, cosa alla quale è allergico. D’ altronde non è un atteggiamento dovuto solo al carattere di Berlusconi».

Non è lui a voler costruire un presidenzialismo di fatto?

«Ma non per capriccio personale. Fa parte del dna del Pdl. La vicenda milanese è, in questo senso, emblematica. Letizia Moratti ha mancato quasi tutti le riunioni del consiglio comunale nei cinque anni di legislatura. Il 93 per cento di assenze, un dato clamoroso. Ha governato senza mai coinvolgere i consiglieri. Dunque Berlusconi e la Moratti sono legati dallo stesso sistema di delega: una persona eletta fa quello che gli pare fino alla successiva scadenza elettorale».

Napolitano interviene a proposito?

«Rimette nei limiti e nelle forme disposte dalla legge il rapporto tra Parlamento ed esecutivo».

Il Pd spera in uno scivolone di Berlusconi quando si voterà la fiducia sul rimpasto?

«Non so se l’ esito sarà diverso dalle volte precedenti. Ma è obbligatorio spiegare al Parlamento e al Paese cosa ha motivato la nomina di nove sottosegretari».

Le opposizioni si presenteranno unite o andranno divise come sulla Libia?

«Dobbiamo stare insieme. Illustrare bene come questa compravendita di posti rappresenti un gradino ulteriore sotto il livello della dignità».

Berlusconi userà questa tensione anche in campagna elettorale?

«Vedo che Bossi lo ha frenato. Ma è vero, la corsa alle amministrative siè infiammata. Noi dobbiamo tenerla legata ai temi amministrativi e non cadere nella trappola berlusconiana del referendum su di lui. La parola d’ ordine è fare di tutto per batterlo ma a partire dai contenuti locali e dalla miglior qualità dei nostri candidati. Cioè sfuggire al metodo Mourinho».

Ossia?

«Il portoghese fa da calamita di tutte le attenzioni mediatiche, crea polemiche ad arte per far sì che non si parli della squadra che gioca male, della partita che sta perdendo. Mourinho però ha preso 5 giornate di squalifica, ha perso sia la Champions sia il campionato spagnolo. Spero che Berlusconi faccia la stessa fine».