Questo governo non cadrà in Parlamento

Questo governo non cadrà in Parlamento

Intervista rilasciata da Enrico a Ettore Colombo, pubblicata sul “Riformista” venerdì 23 settembre

I voti favorevoli all’arresto di Marco Milanese, ex braccio destro del ministro Giulio Tremonti, sono stati 306 e non 305, come registrano i tabulati dell’aula della Camera dei Deputati di Montecitorio. Il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, prende la parola in aula e poi lo spiega in Transatlantico: “Io ho votato regolarmente, ma nel tabulato non compare il mio voto”. Errore materiale, insomma. Resta da capire se l’opposizione, Pd in testa, ha commesso errori politici, visto che i contrari all’arresto sono stati 312, Milanese è salvo e le sorti del governo pure. Ecco cosa ne pensa lui, Letta.
Onorevole Letta, la strategia della spallata non ha funzionato neppure questa volta.
A dire la verità, il risultato del voto dimostra che qualche sofferenza nel centrodestra c’è stato. La verità è che la maggioranza ha perso voti e questo avviene proprio nel momento in cui Bossi e Berlusconi avevano fatto di questo voto un voto blindato. In ogni caso, abbiamo sempre valutato, come Pd, questo voto per quello che voleva dire: una decisione del Parlamento su una singola vicenda giudiziaria che non può essere generalizzata. Non l’avremmo vissuto come una vittoria, se fosse passata la richiesta d’arresto a Milanese, e non la viviamo come una sconfitta oggi. La logica della pura sopravvivenza non salverà l’Italia.
Tra una settimana si vota di nuovo perla mozione di sfiducia al ministro Romano.
Quella è ancora un’altra vicenda, che riguarda un ministro. A causa della legge elettorale in vigore e del patto di ferro Bossi-Berlusconi, sono sempre stato convinto che il governo, se cadrà, cadrà per fatti extraparlamentari ed extrapolitici, per il disastro dell’economia e la sfiducia dei mercati.
Cosa intende?
La vera notizia di oggi (ieri, ndr) è che lo spread sui titoli di Stato italiani rispetto ai bund tedeschi è schizzato a 411, un record assoluto, in negativo, si capisce. Il nostro Paese, continuando in questo modo, pagherà un prezzo altissimo oggi e per le generazioni future in un corto circuito drammatico. E se Berlusconi e il governo dicono che il calo delle Borse è generalizzato, io rispondo: lo spread no perché quello colpisce solo noi e, dai primi di luglio, quando era a quota 190, è più che raddoppiato. Questo è il vero dramma italiano e l’irresponsabilità del governo sta nel non considerarlo tale.
Eppure, le mozioni di sfiducia sono arrivate da più parti. Agenzie di rating, parti sociali, opinionisti.
È così. E mai, nella storia della Repubblica, un governo era stato sfiduciato in modo così clamoroso e ripetuto dagli imprenditori. Peraltro, questo governo è guidato da un imprenditore, che nel 1994 è sceso in campo basandosi sul rapporto diretto con il popolo e presentandosi con la logica del fare, quello dell’imprenditore. Oggi, invece, si trova sfiduciato dal popolo, dalle imprese e dai mercati. Si salva sono in Parlamento, quel Palazzo che, quando scese in campo, diceva di disprezzare e al quale oggi si aggrappa. Questo triangolo rovesciato è l’immagine di una fine imminente e Berlusconi oggi mi ricorda un Andreotti cui sono spuntate le orecchie.
La soluzione è un governo di larghe intese?
Si, ma per essere credibile si deve trattare di un governo guidato da una personalità autorevole e credibile nei confronti dell’Europa e dei mercati internazionali perché quella è la crisi che viviamo. Niente soluzioni pasticciate interne al centrodestra, per capirci, anche se la base di partenza sono le dimissioni del premier. Il centrosinistra non cerca vantaggi, quello che c’ interessa è salvare l’Italia.
A proposito di centrosinistra, la convince la photo opportunity di Vasto, l’alleanza Pd-Idv-SeL?
Bersani l’ha già spiegato bene: si è trattato di un dibattito, non della nascita di una nuova alleanza. Certo, più ci si parla e meglio è e con Di Pietro e Vendola ci dobbiamo parlare, sono nostri alleati e interlocutori, ma non basta. La prossima legislatura avrà un carattere costituente per forza di cose ed esiti affatto scontati. Dobbiamo parlare anche con l’Udc e mettere in campo un lavoro certosino e faticoso di costruzione di nuove alleanze. Idv, SeL e Udc: l’interlocuzione il Pd deve farla con tutti e tre questi soggetti, a pari grado. In ogni caso, le alleanze non dovranno essere ideologiche né astratte, andranno valutarle sulla base di come ognuno di loro si comporterà proprio sul tema del governo di responsabilità nazionale.