Un patto per la crescita

Un patto per la crescita

Letta e HollandeStefano Montefiori per il Corriere della Sera, 1 maggio 2013

La conferenza stampa di François Hollande comincia con una battuta sull’infanzia di Letta a Strasburgo, “la sua maestra vuole ricontattarlo e noi possiamo aiutarla”, e poi continua esibendo un accordo totale sulle questioni di fondo, la crescita e l’Europa.

L’unico momento di distanza è quando Hollande è chiamato a commentare il sondaggio secondo il quale il 78% dei francesi vorrebbero un governo di unità nazionale, viste le difficoltà del presidente della Repubblica e del suo esecutivo socialista. L’Italia come laboratorio politico, un esempio da seguire? “I governi di unità nazionale di solito non sono mai una scelta, vengono formati per costrizione, perché non se ne può fare a meno e questo credo sia anche il caso dell’Italia”, ha detto Hollande. Che ha proseguito: “Da noi è sufficiente avere la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale per poter governare, non abbiamo un bicameralismo perfetto come in Italia, e credo che il nostro modello funzioni bene. Non è il momento di tentare altre strade, le elezioni hanno dato una maggioranza e un governo molto chiari, possiamo andare avanti”.
Hollande ha ricordato la collaborazione con l’Italia che ha portato nel giugno del 2012 al Consiglio europeo decisivo per la stabilità finanziaria, “ma adesso dobbiamo usare gli stessi sforzi, mettere lo stesso impegno al servizio della crescita. Dobbiamo proseguire il più velocemente possibile verso l’unione bancaria, in modo da avere istituti più solidi che possano finanziare le attività imprenditoriali”.

Ma è stato il presidente del Consiglio italiano a pronunciare le parole più chiare, e più solenni, su una nuova fase politica a livello europeo. “Il mio viaggio a Berlino, Parigi e Bruxelles, deciso subito dopo la mia nomina, non è un atto di politica estera, è una questione di politica interna, perché le scelte che dobbiamo prendere in Italia saranno inutili se non vengono prese in accordo con il resto dell’Europa. L’Europa deve tornare a essere una speranza per i popoli, non può più essere percepita come una minaccia, come ciò che li fa soffrire. La nostra responsabilità è dare un futuro all’Europa, altrimenti ci aspetta un disastro democratico“.

A quel punto Hollande ha aggiunto “siamo a un momento molto importante del nostro incontro, quello in cui ci occupiamo dell’Europa, del suo destino. L’Europa da cinque anni è la regione del Pianeta che conosce meno crescita, e noi dobbiamo reagire. È a Roma che sono stati firmati i Trattati istitutivi, e adesso sono Italia Francia e Germania, i tre grandi Paesi fondatori, a dovere rilanciare il sogno europeo”.

Hollande punta su quattro leve: 1) riattivare il patto per la crescita che prevede 100 miliardi da destinarsi allo sforzo produttivo 2) lavorare per ottenere tassi di interessi più bassi (in questo la Francia è in vantaggio, in questo momento finanzia il suo debito ottenendo denaro ai tassi più bassi della sua storia, ndr) 3) coordinare le economie europee, in modo che quelle oggi più solide sappiano rilanciare la domanda e quindi la produzione e le esportazioni di quelle più deboli 4) migliorare la competitività agendo sul costo del lavoro.

Dopo angoscianti mesi di vuoto politico in Italia, la Francia di Hollande dà la sensazione di ritrovare con sollievo e fiducia un alleato importante, una sponda forse decisiva nei confronti della Germania di Angela Merkel. Ma nei prossimi mesi lo slancio europeista di Enrico Letta, dimostrato nel suo discorso di insediamento a Roma e confermato nella conferenza stampa all’Eliseo, potrebbe creare qualche imbarazzo a Hollande, da sempre scettico sul passo decisivo da fare verso l’unione politica. Su questo aspetto l’Italia sembra più vicina al “federalismo europeo” auspicato da Angela Merkel che alla più fumosa e prudente “integrazione solidale” proposta da Hollande.