Unire moderati e progressisti nell’interesse del Paese

Unire moderati e progressisti nell’interesse del Paese


Intervista rilasciata a Alberto Gentili, Il Messaggero.
Onorevole Enrico Letta, cosa insegna il voto siciliano? 
«Insegna che la crisi di credibilità della democrazia italiana è arrivata a dei livelli unici in Europa e che abbiamo cinque mesi di tempo per una reazione che non renda il Parlamento ingovernabile come quello siciliano».
Con Grillo che viaggia verso il 20% e l’astensione alle stelle, l’alleanza Pd-Vendola le sembra sufficiente a garantire la governabilità? 
«Le urne ci dicono che bisogna soprattutto porsi il problema dell’astensione: è un segnale da non dormire la notte. Bisogna immediatamente cambiare, come ha chiesto giustamente Napolitano, la legge elettorale. Occorre approvare la legge anti-corruzione e impedire la candidatura dei corrotti. Solo così, insieme alle primarie del centrosinistra che dimostreranno che non c’è alcuna casta di intoccabili ma sono i cittadini che decidono chi vince e chi perde, la politica potrà riguadagnare la credibilità. Per quanto riguarda le alleanze, la vicenda siciliana dimostra che Bersani esce rafforzato e che è indispensabile un’alleanza più larga. Bisogna tenere insieme moderati e riformisti. Questo asse, questo rapporto, è vincente. Funziona ed è l’unica cosa che regge in questo panorama di sfascio. E’ l’unica ipotesi di governo credibile».
Vendola però è contrario. 
«Vendola deve imparare qualcosa dal voto in Sicilia. Si deve rendere conto che una sinistra radicale anti-sistema non ha più spazio. E’ spazzata via da Grillo. Viceversa una sinistra di governo, come dimostra Crocetta, vince. Vendola, insomma, è davanti a un bivio: diventare responsabile o scomparire».
Chiedere una conversione a Vendola in cinque mesi appare improbabile, non sarebbe più facile per il Pd rinunciare a Sel? 
«Non credo. Sono convinto che il messaggio siciliano sia talmente chiaro che Vendola possa comprendere e cambiare. Se resta com’è, si è visto, i suoi voti li prende Grillo. E anche Vendola vedrà ciò che vedo io: dopo le elezioni in Parlamento avremo il populismo di Grillo e Berlusconi. E l’Italia potrà essere governata solo dall’asse moderatiprogressisti che, non a caso, era alla base del congresso delle primarie che hanno fatto vincere Bersani tre anni fa. Il segno che abbiamo visto lungo».
Ma l’alleanza con Casini va stretta prima o dopo le elezioni? 
«Non conosciamo la legge elettorale, non si può rispondere ora. Noi diciamo: dobbiamo tenere insieme Casini e Vendola. Ma per capire il quando occorre conoscere il sistema di voto. Se lo schema fosse proporzionale ognuno andrebbe alle urne con la sua forza. Ma ora, allo stato attuale delle cose, il tema di fondo è che dopo le elezioni ci dovrà essere un’alleanza larga moderati-progressisti per governare il Paese, partendo dai contenuti».
L’agenda Monti? 
«Sì, serve una forte continuità con ciò che ha fatto e sta facendo Monti. E a questa agenda vanno aggiunte le parole speranza e sociale. C’è un bisogno fortissimo di affiato e di calore sociale: la nostra società sta soffrendo. Bisogna parlare ai giovani soprattutto con una proposta forte sul tema dell’occupazione giovanile da rilanciare attraverso l’abbattimento del cuneo fiscale per i neo-assunti under trenta».
Ma come fa a pensare che si possa dare continuità all’agenda Monti con Vendola in maggioranza? 
«Spero, come dicevo, che le elezioni siciliane lo facciano riflettere. Il suo spazio ora è occupato da Grillo, la sinistra radicale in una logica anti-sistema non ha più possibilità: Sel non è neppure entrata nell’assemblea regionale. C’è invece spazio per una sinistra di governo e io confido sulla saggezza di Nichi. Comunque, i numeri dicono questo. E dicono anche che bisogna immediatamente dare una risposta rassicurante agli osservatori internazionali: il messaggio che è arrivato all’estero non è infatti che la Sicilia ha un nuovo presidente di centrosinistra, ma che Grillo è il primo partito dell’Isola. Aggiungiamo a questo il populismo folle di Berlusconi ed è facile capire quali inquietudini serpeggino oltreconfine. Con tutto quello che ciò può comportare sul fronte finanziario».
Presto si voterà anche nel Lazio, in Lombardia e in Molise. L’alleanza Pd-Udc va replicata? 
«Sicuramente sì. Però deve essere il Terzo Polo che deve decidere. Non posso dimenticare che nel Lazio la connivenza con la Polverini e con Fiorito è stata pesante. Il Terzo Polo deve capire che non può stare in mezzo. Gli lancio un appello: la Sicilia ha dimostrato che le scelte fatte alla luce del sole pagano. Dunque il Terzo Polo scelga sapendo che noi siamo affidabili e abbiamo intenzione di costruire una nuova proposta di governo in continuità dell’agenda Monti. Lascino da parte la logica del pendolo che alla fine non paga».
Riccardi ha detto che il forte aumento dell’astensione dimostra che anche Grillo viene interpretato come un attore del teatrino della politica. E’ d’accordo? 
«Ha ragione Riccardi, ma non è una consolazione. Quel 52 siciliani su 100 che non sono andati a votare sono uno schiaffo di disperazione e sfiducia. L’astensione è il messaggio più inquietante. Dobbiamo prendere il meglio che c’è e cioè il consenso di cui in questi anni ha goduto il capo dello Stato. Questo consenso dimostra che non è vero che è impossibile riguadagnare la fiducia dei cittadini. E’ vero invece che si può seguendo l’esempio di Napolitano».
Il presidente delle Acli, Olivero che ha firmato il manifesto Verso la Terza Repubblica, dice che è indispensabile un’offerta politica nuova. 
«E’ vero. Sono utili offerte politiche nuove. Dalle elezioni siciliane e dai sondaggi al Pd viene chiesto di essere il perno del sistema e di essere quelli che aggregano. Ci viene caricata una responsabilità immensa. Noi faremo la nostra parte. E spero che saranno sia il Pd che Casini a essere gli interlocutori della società civile in fermento».
Dopo le elezioni chi governerà, Monti o Bersani? 
«Saranno gli italiani a deciderlo. Di sicuro, come ha detto Bersani, Monti non tornerà alla Bocconi».