Basta alibi, basta meridionalismo da struzzi

Basta alibi, basta meridionalismo da struzzi

«Se si estrapolano le medie macroeconomiche della Campania da quelle dell’intero Paese l’effetto è di una media nazionale che ci fa superare Francia e Germania. Perché la Campania fa registrare le peggiori performance dell’Italia. E non è escluso che nasca, anche a breve, un grande movimento sudista, per riequilibrare la crescita del potere leghista, movimento che avrà l’effetto di rendere il paese ancora più ingovernabile».Lo ha ribadito ieri all’Adnkronos Enrico, spiegando il senso delle sue parole nel dibattito avviato sulle colonne del «Corriere del Mezzogiorno» in merito alla competitività nazionale e ai ritardi del sud. Enrico fa una analisi provocatoria della situazione del Mezzogiorno e attacca frontalmente un certo meridionalismo: «i fondi Ue al Sud hanno sortito l’effetto opposto: valanghe di soldi impegnati per riequilibrare i sud ai nord hanno centrato l’obiettivo praticamente ovunque. L’Andalusia si è riavvicinata alla Catalogna, la Germania est alla Germania Ovest e così via. Tranne una piccola area tedesca, Campania, Calabria e Sicilia». «Soltanto chi ha il coraggio di chiamare per nome i reali problemi che impediscono al Sud di contribuire a pieno titolo allo sviluppo della comunità nazionale dimostra di avere oggi realmente a cuore l’unità del Paese, cui costantemente ci richiama il presidente Napolitano – ha spiegato Enrico –. La crisi, la drammatica situazione greca (e il Pil pro-capite della Grecia è più alto di quello del Mezzogiorno), il persistente dualismo della nostra economia, con il Sud che rischia sempre più di affondare, ci dicono che non è più il tempo di nascondere la testa sotto la sabbia». «Il Pd che vuole costituire l’alternativa a questo governo (le cui difficoltà già sono sotto gli occhi di tutti) non ha paura di affermare che il divario tra Nord e Sud è oggi un’emergenza che non ha pari in Europa – ha rincarato –. Dobbiamo riconoscere i successi di Regioni virtuose come la Basilicata e la Puglia e non voltare le spalle al trend negativo di Campania, Calabria e Sicilia. Basta con gli alibi. Basta con il “meridionalismo da struzzi” che ha permesso a tanta classe dirigente, di tutti gli schieramenti, di non assumersi le proprie responsabilità. Guardiamo in faccia la realtà – continua Enrico –, solo così possiamo davvero metterci dalla parte dei meridionali che con coraggio e passione stanno lavorando per lo sviluppo della loro terra e del Paese. A tutti loro dobbiamo parole chiare sulla legalità negata e sulla presenza pervasiva delle mafie, sulle infrastrutture che rendono tanto più difficile fare impresa al sud, sulla formazione che in alcune aree gli standard internazionali riconoscono assolutamente non competitiva e quindi penalizzante per le nuove generazioni. La battaglia contro la Lega e il suo populismo, al Nord, si può vincere solo ammettendo i problemi dove ci sono e dimostrando che le soluzioni appartengono al coraggio riformista di chi sa compiere la fatica di “unire”. E non a chi gioca sul facile ma sterile istinto egoista che incita alle divisioni», aggiunge. A sostegno della tesi di Enrico, l’Associazione TrecentoSessanta, porta i dati della Fondazione Edison, che l’estate scorsa ha messo a confronto, numeri alla mano, il Pil pro-capite delle regioni italiane e delle province autonome con quello della Germania, della Francia e del Regno Unito. Dal quel confronto emergeva con evidenza come il Pil pro-capite italiano, senza la Campania e la Sicilia, superasse quello francese e si avvicinasse a quello tedesco. Analisi fatta su dati 2006, quindi precedenti alla crisi economica. Applicando la stessa impostazione ai dati del 2008 la situazione per il Sud, e per la Campania in particolare, non migliora. I dati indicano per la Francia e per la Germania un Pil pro-capite pari circa a 30.400 euro, per il Centro-Nord italiano la cifra sale a 30.700 euro, mentre per il Sud scende a circa 18.000, approssimato per eccesso. Quest’ultimo dato e’ determinato soprattutto da Calabria e Campania, ultime in graduatoria, entrambe intorno alla soglia dei 17.000.